La mostra “FERRONI – La durata della memoria” celebra il ventennale della morte dell’artista profondamente legato alla città e festeggia i trent’anni della Fondazione.
La mostra “FERRONI – La durata della memoria” celebra la ricorrenza del ventennale della morte del pittore e incisore livornese Gianfranco Ferroni, che ha svolto prevalentemente la sua attività d’artista prima a Milano e poi a Bergamo, dove è morto nel 2001. Curata da Chiara Gatti e Arialdo Ceribelli, l’esposizione è allestita dal 6 ottobre al 15 dicembre 2021 presso Palazzo Bassi Rathgeb, una delle sedi istituzionali dell’Università degli studi di Bergamo in via Pignolo 76.
La mostra, prodotta dalla Fondazione UBI Banca Popolare di Bergamo, in collaborazione con l’Archivio Gianfranco Ferroni e l’Università degli studi di Bergamo, è l’occasione per celebrare anche i trent’anni della Fondazione della Banca Popolare di Bergamo che continua la sua attività insieme ad di Intesa Sanpaolo.
L’esposizione si concentra sulla ricerca di Ferroni degli anni Settanta e conta circa trenta opere fra dipinti e disegni, generosamente concessi in prestito dai maggiori collezionisti per l’Archivio Gianfranco Ferroni oggi impegnato nella catalogazione generale della produzione pittorica del maestro. Stabilitosi a Milano nel 1974, comincia a ritrarre il silenzio delle stanze, indagando la luce e l’ombra, lo spazio e la materia. Dal 1975, dopo alcuni anni di isolamento a Viareggio, Ferroni comincia a esporre i suoi lavori in Italia e all’estero, riscuotendo interesse nella critica e nel pubblico. Sono gli anni dell’“ostinato uso della matita”, come li ha definiti Vittorio Sgarbi: Ferroni è “incisore per intima vocazione e trasforma ogni foglio in una lastra”. Tutto è scarno e disadorno, evocativo di un’infinita solitudine.
La mostra, che trae il titolo da un testo del critico Luigi Carluccio, è occasione per tenere viva l’attenzione sulla ricerca dell’autore e restituire un respiro internazionale alla sua produzione, vicina a suoi contemporanei oltre confine. Il Ferroni non è solo autore di casa nostra, peraltro presente ben quattro volte alla Biennale d’arte di Venezia (nel 1958, 1964, 1968, 1982), ma anche artista che nel 1959, 1965 e 1972 espose alla Quadriennale di Roma, vinta poi nel 1999; nel 1964 alla Biennale di Tokyo; nel 1965 a Mitologie del nostro tempo ad Arezzo e ad Alternative attuali 2 all’Aquila. Nel 1966 fu al Salon de la Jeune Peinture di Parigi; e, ancora, nel 1969 alla Biennale del Mediterraneo di Alessandria d’Egitto.
Armando Santus, Presidente della Fondazione UBI Banca Popolare di Bergamo: “Siamo lieti che il maestro Ferroni sia tornato a Bergamo, sua terra d’adozione. Il sostegno alla cultura e all’arte sono nella mission di Fondazione, che oggi esprime l’orgoglio di aver contribuito, con una proficua collaborazione con l’Università degli studi di Bergamo e con il neonato Archivio Ferroni, a rendere omaggio ad un artista che ancora oggi sa parlare ad ognuno di noi. Questa mostra rappresenta un prezioso tassello nella crescita culturale della nostra comunità e siamo sicuri che molti visitatori, bergamaschi e non solo, apprezzeranno questa esposizione”.
Arialdo Ceribelli, studioso, collezionista ed esperto conoscitore della grafica originale e in generale dell’arte figurativa del Novecento, presidente dell’Archivio Gianfranco Ferroni: “Lavoro da molti anni affinché Ferroni abbia la risonanza che merita e sono felice che la prima mostra realizzata dall’Archivio Gianfranco Ferroni si svolga a Bergamo.”
Remo Morzenti Pellegrini, Magnifico Rettore Università degli studi di Bergamo: “Abbiamo voluto collaborare al progetto espositivo dedicato a Gianfranco Ferroni non solo per l’indubbio valore di questa personalità artistica, ma anche perché ci è sembrato opportuno promuovere, proprio negli spazi universitari di Palazzo Bassi Rathgeb, un dialogo ideale tra il pittore livornese e il critico d’arte Mario De Micheli, che si è occupato in varie occasioni di Ferroni e il cui prezioso Fondo risiede proprio qui, dopo essere stato generosamente donato dalla famiglia al nostro Ateneo”.
Il progetto scientifico della mostra contempla la pubblicazione di un catalogo edito da Allemandi, che raccoglie testi dei curatori, oltre ai contributi speciali dell’architetto Mario Botta, dello storico dell’arte Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, e del critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi.
La mostra è aperta da lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 18,30. Per l’ingresso alla mostra è richiesto il Green pass.