Finanza e bene comune al centro dell’ultimo incontro della Rassegna ‘Comunità in dialogo’

Giovedì 23 ottobre 2025 si è tenuto l’ultimo appuntamento della rassegna “Comunità in dialogo. Dati, esperienze, visioni”, avviata lo scorso 18 giugno in occasione della trasformazione della Fondazione Banca Popolare di Bergamo in Ente Filantropico. Un ciclo di incontri realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo, pensato per offrire alla città un percorso di riflessione sul ruolo dell’economia e della finanza nel generare valore quando al centro vengono posti la persona e il bene comune.

L’incontro conclusivo, ospitato nel centro di Bergamo, nella Sala Funi – sede condivisa da Intesa Sanpaolo e da Fondazione Banca Popolare di Bergamo –, ha avuto come tema centrale “Valore comune. La finanza al servizio della comunità”. A dialogare sul significato profondo di questo titolo sono intervenuti Giovanni Bazoli Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Mons. Francesco Beschi Vescovo di Bergamo, e Paolo Bonassi Chief Social Impact Officer di Intesa Sanpaolo.

Ad aprire la serata, il saluto istituzionale di Armando Santus, Presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo – Ente Filantropico: “Questo appuntamento riunisce voci di grande autorevolezza per riflettere sul ruolo della finanza nel generare valore comune. È un tema che tocca da vicino la nostra identità: Fondazione Banca Popolare di Bergamo – Ente Filantropico nasce per rafforzare la connessione tra sviluppo economico e crescita sociale, in continuità con una storia che affonda le sue radici nella comunità bergamasca”.

A seguire, l’intervento di Daniele Pastore, Direttore Regionale Lombardia Nord della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato l’impegno concreto del gruppo sul territorio: “Per Intesa Sanpaolo la finanza sostenibile è un fattore determinante per generare impatti positivi e duraturi per le persone, le imprese e i territori. Anche a Bergamo il nostro impegno si esprime quotidianamente attraverso la vicinanza alla comunità e con il sostegno all’economia reale, favorendo l’accesso al credito per i giovani, le famiglie e le imprese”.

Il professor Giovanni Bazoli ha aperto il confronto con un intervento che ha ripercorso la vicenda del Banco Ambrosiano, il suo fallimento nel 1982 e il successivo risanamento che, attraverso successive fusioni, ha portato alla nascita di Intesa Sanpaolo. Un passaggio cruciale della storia economica italiana, che Bazoli ha definito “un segnale di svolta, l’avvio di un cambiamento, segno di un’attenzione e di una cura rivolta dal sistema del credito agli interessi di tutti gli stakeholders della banca. Perché allora – senza che fosse imposto da una legge – si ritenne giusto tutelare sia gli interessi degli azionisti (che, secondo le teorie economiche classiche, avrebbero dovuto essere abbandonati), sia quelli di tutti i dipendenti (non implicati nel fallimento) che mantennero il posto di lavoro”. Bazoli ha poi posto una domanda provocatoria: “Un’operazione straordinaria che sarebbe riproponibile oggi? Credo di sì, a condizione che si vada alle radici dei valori che allora vennero tradotti in scelte concrete. Fu una scelta etica incentrata su una comunità fatta di persone. In questo senso, le piccole banche possono fare meglio, perché con la clientela hanno un rapporto di prossimità. Oggi il rischio concreto in Italia è quello della spersonalizzazione, perché l’uso dell’intelligenza artificiale può impoverire il riferimento al territorio, associando la società alla somma anonima di personalità indistinte. Se si abbraccia questa visione, non ha senso parlare di comunità”.

A supporto del dibattito, Giovanni Foresti, Head of Regional Research di Intesa Sanpaolo, ha presentato un quadro di dati e analisi che ha evidenziato come “Disuguaglianza e povertà non dipendono solo dalla crescita economica. Altri fattori sono rilevanti: ricchezza e rendita, istruzione e mercato del lavoro, intervento pubblico”.

Su questa base si sono innestati gli interventi di Paolo Bonassi e monsignor Francesco Beschi. Bonassi ha raccontato l’evoluzione dell’impegno sociale di Intesa Sanpaolo: “Dal 2018 ha fatto entrare l’impegno sociale, a pieno titolo, nel piano di impresa. La nostra banca non è solo un intermediario creditizio, ma è attivo nel promuovere opportunità di crescita economica, sociale, soprattutto per chi vive una situazione di fragilità. Una visione che nasce dalla consapevolezza che le disuguaglianze non sono un problema del singolo, ma riguardano l’intera collettività. In Italia i NEET sono 400mila, 150mila solo in Lombardia. A loro dedichiamo programmi per il reinserimento in percorsi scolastici, formativi, occupazionali”.

Mons. Francesco Beschi ha aperto il suo intervento citando Paolo VI: “Lo sviluppo autentico deve essere integrale, cioè volto alla promozione di ogni uomo e di tutto il mondo. Non accettiamo di separare lo sviluppo economico dall’umano. Non è la potenza che ci salva, e non è solo e prima di tutto la potenza economica. È l’integrità della visione umana che ci può salvare”. Ha poi definito il professor Bazoli “d’ispirazione per la mia vita” e ha riflettuto sul significato profondo della parola “comunità”, oggi spesso abusata e quindi svuotata. Richiamando le radici etimologiche e culturali del termine – koinonia, communitas, ubuntu (“sono, perché siamo”) – il Vescovo ha sottolineato come la comunità sia “essenziale, alla portata di tutti, semplice, comune, modesto, appartenente ad ogni essere umano”, e come essa implichi “un compito e una responsabilità condivisi”. Ha concluso con un monito: “La moneta si fonda su valori non monetizzabili. Il criterio ispiratore di una finanza al servizio della comunità è l’attenzione alla comunitarietà”.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo dona alla città di Bergamo il “Grande Cardinale in piedi” di Giacomo Manzù. Sarà collocata in piazza Giacomo Carrara. Inaugurazione dell’opera, sabato 8 novembre ore 10,30 alla presenza di Giulia Manzù, figlia dell’artista.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo dona ufficialmente alla città di Bergamo il Grande Cardinale in piedi (1985–1988, fusione in bronzo), una delle opere più significative di Giacomo Manzù, tra i massimi scultori italiani del Novecento.
L’opera, in accordo con il Comune di Bergamo, sarà collocata in piazza Giacomo Carrara, al centro di un distretto culturale che unisce la Pinacoteca e l’Accademia Carrara, la GAMeC e, in prospettiva, la nuova sede della Galleria, poco distante, oltre all’Oratorio di San Lupo, spazio dedicato all’arte contemporanea del Museo Diocesano Adriano Bernareggi.
L’intervento prevede la collocazione della scultura all’interno di piazza Giacomo Carrara, in corrispondenza dell’area verde situata lungo il margine sinistro dello spazio pubblico, tra le sedute esistenti e in prossimità del percorso pedonale principale. La posizione individuata garantisce una fruizione diretta e raccolta dell’opera, senza compromettere le visuali prospettiche verso l’Accademia Carrara né interferire con i flussi di attraversamento della piazza. La scultura sarà fissata tramite un sistema di perni su un basamento in pietra arenaria locale, analogo per tonalità e trattamento superficiale al materiale lapideo impiegato nella pavimentazione della piazza, al fine di garantire continuità materica e armonia compositiva.
La scelta di questa collocazione intende valorizzare un luogo simbolico che mette in dialogo l’arte classica con quella moderna, offrendo ai cittadini e ai visitatori l’occasione di incontrare da vicino una delle creazioni più imponenti e intense di Manzù.
La donazione pubblica dell’opera alla città, con l’inaugurazione della statua, si terrà sabato 8 novembre 2025 alle ore 10.30, alla presenza di Giulia Manzù, figlia dell’artista. Ad accoglierla, la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, l’assessore alla cultura Sergio Gandi, l’assessore alla rigenerazione urbana Francesco Valesini, insieme al presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, Armando Santus. Previsto anche un intervento di Barbara Cinelli, storica dell’arte ed esperta di Giacomo Manzù, curatrice del primo catalogo digitale dedicato all’artista.
UNA NUOVA TAPPA PER MANZÙ A BERGAMO
Il Grande Cardinale in piedi rappresenta una figura monumentale, alta oltre tre metri, avvolta in un piviale stilizzato e con la mitra sul capo. Appartiene alla celebre serie di cardinali e vescovi che Manzù iniziò a scolpire alla fine degli anni Trenta, trasformando l’esperienza diretta della liturgia romana in un ciclo che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Quest’opera, in particolare, fu realizzata negli ultimi anni di attività dello scultore (1985–1988). Secondo le ricerche di Barbara Cinelli, nacque dall’assemblaggio – tramite saldature e successiva patinatura – di porzioni fuse dall’artista nella sua fonderia di Campo del Fico. Rimasta a lungo presso gli eredi, oggi arriva nella città natale di Manzù, in una collocazione che ne valorizza il significato artistico e simbolico.
Con questa donazione, Bergamo arricchisce ulteriormente il proprio “museo diffuso” dedicato a Manzù, che già annovera opere come il Monumento al Partigiano in piazza Giacomo Matteotti, gli Amanti nel cortile della GAMeC e il Cardinale nei giardini del Palazzo della Provincia.
Armando Santus, presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo“Restituire alla città natale di Giacomo Manzù una delle sue opere più magnifiche significa rafforzare il legame tra Bergamo e uno dei suoi artisti più grandi. Abbiamo scelto, insieme al Comune di Bergamo, di collocare l’opera in piazza Carrara perché è un luogo simbolico, cuore pulsante dell’arte cittadina, tra l’Accademia Carrara, la GAMeC e il Museo Diocesano Bernareggi. Uno spazio bello e accessibile a cittadini e cittadine, ma anche strategico per i tanti turisti che percorrono l’asse tra Città Alta e Città Bassa. Con questa donazione il nostro desiderio è che l’opera possa essere vissuta da tutti e diventi parte del patrimonio condiviso della comunità”.
Elena Carnevali, sindaca di Bergamo: “Desidero innanzitutto ringraziare la Fondazione Banca Popolare di Bergamo e il suo Presidente Armando Santus, per questa donazione così significativa che consegna alla città un’opera straordinaria di Giacomo Manzù, tra i massimi interpreti dell’arte del Novecento e che rafforza ulteriormente il legame con la sua terra natia.
Il Grande Cardinale in piedi è una presenza imponente, austera e profondamente evocativa. Non solo colpisce per la sua forza plastica, ma invita a una riflessione più profonda sul senso del potere, del silenzio, dell’interiorità.
La sua collocazione in piazza Giacomo Carrara, tra l’Accademia Carrara, l’attuale e la futura GAMeC, il Parco Suardi, gli Orti di San Tomaso, ritengo sia un gesto di grande rilevanza culturale: un’opera che si inserisce in luoghi di incontro, dove arte antica, moderna e contemporanea si confrontano ogni giorno parlando a pubblici diversi. Qui l’arte non resta chiusa in uno spazio espositivo, ma entra nel tessuto vivo della città in una area che va sempre più configurandosi come un luogo di connessione tra cultura e natura. La presenza del Cardinale darà forza alla piazza attraverso la capacità dell’arte di suscitare emozioni e domande.
Bergamo conserva altre importanti opere di Manzù – come il Monumento al Partigiano in centro città, Gli Amanti nel cortile della GAMeC, la Carrozza di Giulia e Mileto nel cortile della sede universitaria del Collegio Baroni – testimonianze diverse ma tutte accomunate dalla capacità dell’autore di parlare dell’essere umano nella sua verità più profonda.
Con questo intervento l’Amministrazione conferma ancora una volta il ruolo dell’arte come leva di rigenerazione urbana e culturale, capace di dare nuova vita agli spazi pubblici e di rafforzare l’identità della nostra città come luogo in cui la cultura è parte integrante del vivere quotidiano”. 
Sergio Gandi, assessore alla cultura del Comune di Bergamo: “Con la donazione del Grande Cardinale in piedi di Giacomo Manzù alla città di Bergamo, la Fondazione Banca Popolare di Bergamo rinnova il proprio impegno nel promuovere la cultura come bene comune, rendendo accessibile a tutti un capolavoro che appartiene alla storia e all’identità della nostra comunità.
Collocata nel cuore di un distretto che unisce le più importanti istituzioni artistiche della città, l’opera diviene occasione per riaffermare il valore della bellezza come legame civile, e contemporaneamente simbolo della volontà condivisa di rendere l’arte parte viva dello spazio pubblico, luogo d’incontro e di ispirazione per cittadini e visitatori, territorio di dialogo vitale tra tradizione e contemporaneità, tra memoria e futuro.
Il Grande Cardinale in piedi, tra le creazioni più intense di Manzù, non è solo un segno di eccellenza artistica, ma un invito a sostare, a contemplare, a riscoprire la forza umana e spirituale della scultura.
Bergamo accoglie il Grande Cardinale in piedi come un nuovo custode della sua anima culturale, un punto di riferimento che racconta, con la forza silenziosa del bronzo, la grandezza di uno dei suoi figli più illustri e il desiderio collettivo di rendere l’arte accessibile, quotidiana, condivisa.” 
 
Francesco Valesini, assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Bergamo: L’inserimento della scultura nel punto scelto assume un valore simbolico collocandosi in prossimità dell’area un tempo occupata dalla chiesa di San Tomaso, poi demolita, e in un contesto urbano storicamente connotato dalla presenza di numerosi edifici religiosi oggi non più esistenti né leggibili nello spazio fisico. In tal senso, l’opera di Manzù, per sua natura espressiva e iconografica legata alla dimensione sacrale, si configura come segno contemporaneo capace di restituire, in forma evocativa e discreta, memoria di quei luoghi scomparsi. La sua presenza contribuisce a ricucire idealmente la trama storica del sito, restituendo profondità culturale e stratificazione simbolica allo spazio pubblico.”
SCHEDA TECNICA DELL’OPERA
Titolo: Grande Cardinale in piedi
Autore: Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Ardea, 1991)
Datazione: 1985–1988
Materiale: Fusione in bronzo
Dimensioni: h. 325 cm (senza basamento)
Il Grande Cardinale in piedi appartiene alla celebre serie di cardinali e vescovi che accompagnò l’attività di Manzù per oltre cinquant’anni. Realizzata negli ultimi anni della sua carriera, l’opera fu ottenuta dall’assemblaggio di porzioni fuse dall’artista nella sua fonderia di Campo del Fico, successivamente unite tramite saldature e patinate per conferire alla superficie una cromia variegata, dai toni verde scuro al grigio-biancastro. Rimasta a lungo presso gli eredi, è oggi donata alla città di Bergamo dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che la colloca in piazza Carrara, luogo simbolico di dialogo tra arte classica e moderna.

Inaugurato il nuovo Museo Diocesano di Bergamo. Aula Picta con accesso gratuito la prima domenica del mese grazie a Fondazione BPB

‘il Bernareggi’, il nuovo Museo Diocesano di Bergamo, è aperto nel cuore di Città Alta. Al suo interno l’Aula Picta, cuore della nuova sede del Museo, l’antico Palazzo Vescovile di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF ha sostenuto il restauro dell’Aula Picta – che continuerà nel 2026 -, vero e proprio tesoro della città, per permettere a tutti di ammirare i suoi stupendi affreschi del XIII secolo. Per questo ogni prima domenica del mese l’Aula Picta sarà visitabile gratuitamente.

Qui l’approfondimento sull’Aula Picta e sui lavori di restauro in corso.

Su fondazionebernareggi.it tutte le informazioni sul nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi.

‘IL BERNAREGGI’ – IL NUOVO MUSEO DIOCESANO DI BERGAMO

Il Museo Diocesano Adriano Bernareggi torna sul colle di San Salvatore, dove fu inaugurata la sua prima sede nel 1961. Su una superficie espositiva di oltre 900 metri quadrati trovano sede circa 70 opere d’arte, distribuite in dieci sale su due piani. Si tratta di dipinti, sculture e oggetti preziosi risalenti ad un periodo che va dal XIV al XX secolo: dalla scultura medievale a Lorenzo Lotto e Andrea Previtali, da Giovan Battista Moroni a Carlo Ceresa ed Evaristo Baschenis (XV-XVIII secolo), fino all’omaggio novecentesco a Manzù e Scorzelli. A queste esposizioni si aggiungono opere provenienti da alcune parrocchie della Diocesi, che saranno esposte temporaneamente, rendendo il nuovo Museo punto di riferimento e luogo di ricomposizione e narrazione del ricco patrimonio artistico custodito nelle chiese del territorio. Oltre alle sale espositive, il Museo offre spazi per conferenze e per attività educative, e una sala multimediale dedicata al racconto dello sviluppo architettonico di piazza Duomo e degli edifici che la circondano. Ma il nuovo Museo è molto più che uno spazio espositivo: si configura come un vero e proprio itinerario storico e geografico dedicato alla Chiesa bergamasca che unisce sin d’ora l’antico Palazzo vescovile (con l’Aula Picta), il Battistero della Cattedrale, i resti dell’antica Cattedrale paleocristiana e, in futuro, anche l’area archeologica del Tempietto romanico di Santa Croce – posto tra il nuovo Museo e la Basilica di Santa Maria Maggiore – dove è in corso una campagna di scavo, condotta dalla Soprintendenza. Chiude idealmente il percorso l’Oratorio di San Lupo situato in via San Tomaso, in Città Bassa, dedicato all’arte contemporanea. Un biglietto unico consente ai visitatori di conoscere tutti questi luoghi, in un viaggio che abbraccia oltre 1700 anni di storia.