Un anno di lavori per valorizzare gli affreschi duecenteschi dell’Aula Picta di Bergamo. Il progetto di restauro interamente sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF

La Diocesi di Bergamo ha presentato il progetto di restauro dell’Aula Picta, il cuore del palazzo medievale che ospiterà il nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo, in Città Alta, tra la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni e l’attuale Curia.

L’Aula Picta, la sala delle udienze del Vescovo di Bergamo, è un capolavoro unico nel contesto dell’arte lombarda del XIII secolo, per la vivacità cromatica, la varietà narrativa e la ricchezza dei dettagli iconografici degli affreschi ma anche per lo stretto legame tra funzione del luogo e soggetti raffigurati, caratterizzati dal linguaggio simbolico tipico dell’epoca.

All’interno della sala è terminato il “cantiere pilota”, avviato nel mese di gennaio 2025, che ha portato al recupero di parte della parete est e che si è rivelato utile a definire i criteri per l’intervento di restauro complessivo, con termine lavori previsto entro il 2026. L’intervento è promosso da Fondazione Adriano Bernareggi e interamente sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF con una donazione di 140 mila euro. La supervisione e la direzione scientifica del cantiere di restauro sono affidate alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia; il restauro è a cura di Villa Restauri di Tiziano Villa, sotto la direzione lavori dell’architetto Giovanni Tortelli dello Studio GTRF di Brescia.

Dal giorno successivo all’inaugurazione del nuovo Museo Diocesano, fissata per sabato 27 settembre 2025, i visitatori che transiteranno all’interno dell’Aula Picta potranno ammirare i dipinti già restaurati e osservare da vicino il lavoro dei restauratori: un’opportunità per conoscere non solo la storia degli affreschi, del Palazzo e del contesto storico-culturale a cui risale, ma anche il percorso di valorizzazione intrapreso da Fondazione Adriano Bernareggi.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF ha sostenuto con convinzione il restauro dell’Aula Picta, con l’obiettivo di restituirla alla fruizione pubblica. In accordo con la Diocesi di Bergamo ogni prima domenica del mese, in coincidenza con l’ingresso gratuito ai musei statali, l’accesso all’Aula Picta sarà libero e gratuito per tutti.

Don Davide Rota Conti, direttore Museo Diocesano Adriano Bernareggi: «L’Aula Picta è senza dubbio il luogo più bello dell’antico Palazzo del Vescovo di Bergamo: grazie ai preziosi affreschi è un “gioiello” artistico, storico e architettonico che la Diocesi ha voluto valorizzare con un lungo e attento intervento di recupero. Un impegno che potranno toccare con mano anche i visitatori del nuovo Museo Diocesano, di cui l’Aula Picta è il cuore pulsante: grazie al cantiere in corso il pubblico potrà ammirare dal vivo il lavoro dei restauratori sulla sala. È anche questo un modo per rendere i visitatori partecipi dei lavori di valorizzazione legati al nuovo Museo Diocesano, un Museo della Diocesi per la comunità».

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF: «Fin dalla sua nascita, nel 1991, Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF sostiene le iniziative di conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio, oggi insieme ad Intesa Sanpaolo. È un investimento non solo sulle strutture e sui beni, ma soprattutto sulla bellezza, sulla memoria e sulla tradizione di un’intera comunità. L’Aula Picta, con le sue peculiari caratteristiche, porterà i visitatori a viaggiare nella Bergamo del Medioevo, aiutandoli così a comprenderne le radici storiche, sociali e religiose. Il nostro impegno è quello di offrire a tutta la comunità la possibilità di accedere liberamente alla bellezza dell’arte».

L’AULA PICTA

L’Aula Picta, dal latino “sala dipinta”, è la sala delle udienze del Vescovo di Bergamo in epoca medievale, interamente decorata con affreschi realizzati nel XIII secolo. Un tempo in cui il Vescovo rappresentava non solo la massima autorità spirituale della città, ma deteneva anche il potere giudiziario e politico. Era l’epoca precedente alla nascita dei comuni, quella del vescovo-conte, del vescovo-giudice. In questo contesto, l’Aula Picta era un luogo in cui si redigevano e validavano documenti legati a proprietà e possedimenti, in cui si amministrava la giustizia, ma era anche un luogo di incontro, di dialogo tra le corporazioni e uno spazio in cui sanare i contrasti tra le diverse fazioni della città, un luogo dunque dalla finalità anche “diplomatica”.

A rendere unici gli affreschi di questa sala nel contesto del panorama pittorico del Duecento è l’associazione tra la particolare funzione del luogo e le raffigurazioni del ciclo pittorico, che accostano scene della vita di Cristo con elementi escatologici (legati, cioè, alla fine dei tempi) e richiami al tema della giustizia. Così l’Aula Picta esprime il desiderio della Chiesa medievale bergamasca di promuovere un buon governo della città, ispirato ai principi evangelici.

L’autore degli affreschi è anonimo, così come non si conosce con precisione la datazione dei dipinti: l’arco temporale stimato dagli studiosi è quello della seconda metà del Duecento.

IL PROGETTO DI RESTAURO

L’architetto Mara Micaela Colletta e la dott.ssa Silvia Massari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, che seguono passo passo il progetto di restauro, così lo descrivono: «Testimonianza di importante rilievo nell’ambito della pittura lombarda del Duecento, l’Aula Picta della Curia di Bergamo mostra, nei temi iconografici proposti, la sua funzione di raccordo tra lo spazio sacro della Basilica e quello politico del Palazzo vescovile, che unisce anche dal punto di vista architettonico. All’esteso ciclo pittorico dedicato alla vita di Cristo, si affiancano infatti immagini di carattere profano, probabile riferimento all’originaria funzione amministrativa e giuridica dell’ambiente, oltre a un campionario di bizzarre figure deformi che ritornano sia nei medaglioni della parte mediana delle pareti che nel fregio continuo alla sommità. Le vicende conservative dei dipinti murali sono solo in parte ricostruibili: dalla loro riscoperta, negli anni Trenta del Novecento, durante i lavori diretti da Luigi Angelini, i dipinti hanno subito almeno tre interventi di restauro. Il primo, nel 1938, venne affidato al pittore-restauratore Arturo Cividini che tentò di restituire leggibilità alle immagini dipinte, fortemente deteriorate in seguito all’intervento di rimozione degli scialbi sovrammessi, con estese ricostruzioni pittoriche di fantasia, che vennero poi parzialmente rimosse durante il successivo intervento di restauro eseguito da Pinin Brambilla Barcilon negli anni Settanta. Con il terzo intervento, eseguito all’inizio degli anni Duemila, si decise di rimuovere tutti i precedenti interventi ricostruttivi, compresi quelli da considerare ormai storicizzati, per sostituirli con un’estesa reintegrazione a tratteggio, tecnica messa a punto dall’Istituto Centrale per il Restauro negli anni Quaranta del Novecento per l’integrazione pittorica, circoscritta, delle lacune. Il tratteggio venne qui eseguito su tutte le abrasioni della pellicola pittorica, attuando numerosi ripristini arbitrari di elementi figurativi in assenza totale di elementi e nessi attendibili a guidare l’operazione. L’ampia reintegrazione a tratteggio celò tuttavia le poche tracce di policromia superstite, inducendo una percezione falsamente uniformante della superficie pittorica e nascondendo alcuni dettagli figurativi originali che è stato possibile far riemergere durante il cantiere pilota di restauro attualmente in corso, condotto dalla Curia di Bergamo e affidato al restauratore Tiziano Villa, grazie a un’attenta operazione di pulitura. In fase di cantiere pilota, si è deciso pertanto di rimuovere integralmente la reintegrazione a tratteggio eseguita nel 2002 per sostituirla con un intervento che si propone di essere più rispettoso del tessuto pittorico originale e delle condizioni conservative dei dipinti. In accordo con la Soprintendenza, si è scelto di adottare una modalità di reintegrazione più consona ed equilibrata, lavorando a velatura, sottotono e non a colore, in modo da smorzare l’emergenza visiva delle lacune, e permettere allo sguardo di intuire le forme originarie delle immagini dipinte, senza la necessità di intervenire in modo ricostruttivo. I funzionari della Soprintendenza sono stati costantemente presenti in cantiere per fornire le direttive necessarie all’esecuzione delle delicate operazioni di restauro. Oltre al restauro dei dipinti medievali è previsto anche il riordino delle ampie porzioni di intonaci trattati a “neutro” dal Cividini negli anni Trenta, che si presentano attualmente molto annerite e necessitano di un intervento di pulitura per poter meglio dialogare con i dipinti restaurati».

Il CICLO PITTORICO: LA VITA DI CRISTO, LA GIUSTIZIA E LA “RUOTA DELLA FORTUNA”, SANT’ALESSANDRO E I VESCOVI NARNO E VIATORE

La vita di Cristo – sul registro mediano delle pareti – è raffigurata nei suoi episodi principali, alcuni pressoché irriconoscibili a causa dei danni del tempo: se ben visibili sono l’Annunciazione e la Natività (con richiami all’Ultima Cena e alla Passione) e Cristo davanti a Pilato, si può solo intuire la presenza della scena del Rinnegamento di Pietro, di Giuda Impiccato, della Derisione di Cristo, di Crocifissione, Resurrezione e discesa al Limbo. Segue una successione di temi escatologici: due figure simmetriche di Cristo in mandorla e della Seconda parusia (il ritorno di Gesù alla fine dei tempi che precede il Giudizio Universale), dove è visibile l’elemento della spada (in bocca a Cristo) come strumento di giustizia, con cui dividere giusti e colpevoli, l’arcangelo Michele che pesa le anime, la Fenice che rappresenta la resurrezione della carne ed è immagine simbolica di Cristo.

Il linguaggio di riferimento con cui leggere gli affreschi è quello simbolico tipico dell’età medievale, per cui non mancano elementi irrazionali e lontani dalla cultura moderna. Da questo punto di vista, uno spazio consistente è dedicato al tema della fortuna: anticamente impersonificato da una dea dispensatrice di felicità terrena e condannata dai Padri della Chiesa, nel medioevo è recuperato come mito rappresentato dall’immagine di una ruota che gira incessantemente, paradigma della caducità umana. La Ruota della Fortuna dipinta all’interno dell’Aula Picta presenta, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, altrettante condizioni umane che si alternano al girare della ruota e dunque del tempo. “Leggendo” l’affresco in senso orario la figura regale che troneggia alla sommità della ruota (dove campeggia la scritta latina “Regno”) prima o poi prenderà il posto di chi, aggrappato a testa in giù, non può che rimpiangere i tempi andati (“Regnavi”, “ho regnato”). Schiacciato dal peso della fortuna, alla base della ruota è appeso chi ormai non ha più nulla (“Sum sine regno”, “sono senza regno”). L’ottimismo, invece, pervade la figura in ascesa (“Regnabo”, regnerò). Apparentemente estranea all’allegoria della ruota, la sottostante coppia di uccelli, specularmente protesa verso una coppa, ne è in realtà il necessario complemento: rappresenta due pavoni che si abbeverano al calice, emblemi di incorruttibilità e immortalità, dell’eterna beatitudine celeste da contrapporre alla fugace felicità terrena, alle alterne vicende umane simboleggiate dalla ruota in perenne movimento. L’ipotesi è che il vescovo-giudice-conte, durante i dibattimenti sedesse proprio sotto l’immagine di Cristo giudice e accanto a San Michele, con gli imputati o i contendenti di fronte a lui in corrispondenza delle storie della Passione e accanto alla Ruota della Fortuna, a rammentargli di considerare, nell’esercizio del suo compito, quanto effimera sia la sovranità data da ricchezza, gloria e potere e quanto necessario sia invece un punto di appoggio più solido, dato solo da Dio. All’interno dell’Aula Picta non mancano immagini decorative e antropomorfe, con un alto zoccolo riccamente ornato e il sorprendente fregio continuo abitato da una variegata popolazione di animali domestici, belve e mostri di vario genere provenienti dai bestiari medievali oltre che da elementi vegetali.

Tra i dipinti più significativi della sala, per il buono stato di conservazione e l’importanza dei soggetti rappresentati, all’interno di una bifora rientrante nel muro, ci sono le effigi dei tre fondatori della chiesa bergamasca, nel IV secolo: il patrono e martire Sant’Alessandro, e i primi due vescovi, Narno e Viatore.

IL NUOVO ‘MUSEO DIOCESANO ADRIANO BERNAREGGI’ DI BERGAMO

Sabato 27 settembre 2025 la Diocesi di Bergamo apre le porte del nuovo ‘Museo Diocesano Adriano Bernareggi’ di Bergamo, nel cuore di Città Alta, all’interno dell’antico Palazzo episcopale di cui il cuore monumentale è rappresentato dall’Aula Picta. Il taglio del nastro sarà accompagnato da una grande festa aperta alla città in piazza Duomo. Il Museo Diocesano torna sul colle di San Salvatore, dove fu inaugurata la sua prima sede nel 1961. Su una superficie espositiva di oltre 900 metri quadrati troveranno sede 60 opere d’arte, distribuite in dieci sale su due piani. Si tratta di dipinti, sculture e oggetti preziosi risalenti ad un periodo che va dal ‘300 al ‘900: dalla scultura medievale a Lorenzo Lotto e Andrea Previtali, da Giovan Battista Moroni a Carlo Ceresa ed Evaristo Baschenis (XV-XVIII secolo), fino all’omaggio novecentesco a Manzù e Scorzelli. A queste esposizioni si aggiungono opere provenienti da alcune parrocchie della Diocesi, che saranno esposte temporaneamente, rendendo il nuovo Museo punto di riferimento e luogo di ricomposizione e narrazione del ricco patrimonio artistico custodito nelle chiese del territorio. Oltre alle sale espositive, il Museo offrirà spazi per conferenze e per attività educative, e una sala multimediale dedicata al racconto dello sviluppo architettonico di piazza Duomo e degli edifici che la circondano. Ma il nuovo Museo sarà molto più che uno spazio espositivo: si configura come un vero e proprio itinerario che unisce sin d’ora l’antico Palazzo vescovile (con l’Aula Picta), il Battistero trecentesco, i resti dell’antica Cattedrale paleocristiana (oggi ‘Museo dell’’Antica Cattedrale’) e, in futuro, anche l’area archeologica del Tempietto romanico di Santa Croce, posto tra il nuovo Museo e la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è in corso una campagna di scavo, condotta dalla Soprintendenza. Chiude idealmente il percorso l’Oratorio di San Lupo situato in via San Tomaso, in Città Bassa, dedicato all’arte contemporanea. Un museo diffuso, quindi, che invita a compiere un percorso storico e geografico dedicato alla Chiesa di Bergamo. Un biglietto unico consentirà ai visitatori di conoscere tutti questi luoghi, in un viaggio che abbraccia oltre 1700 anni di storia.

“Prendersi cura. Nuovi bisogni, nuove risposte”: al via la rassegna “Comunità in dialogo” di Fondazione Banca Popolare di Bergamo e Intesa Sanpaolo per promuovere la cultura del dono

«Non basta elargire il dono. Occorre promuovere la cultura del dono nella comunità di riferimento». È da questa consapevolezza, espressa dal presidente di Fondazione Banca Popolare di Bergamo Armando Santus, che nasce il ciclo di incontri “Comunità in dialogo. Dati, esperienze, visioni”, promosso da Fondazione BPB in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Tre appuntamenti con voci autorevoli e dal profilo diverso per esplorare il valore che economia e finanza possono generare quando mettono al centro la persona e il bene comune. Un percorso tra dati, esperienze e visioni – come cita il titolo scelto – per leggere il presente e immaginare il futuro di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo diventa Ente Filantropico. Si rafforza così l’impegno della Fondazione nella promozione della solidarietà e dello sviluppo del territorio bergamasco attraverso iniziative benefiche, culturali, socioassistenziali, di tutela del patrimonio locale e dell’arte, avviato nel 1991 per iniziativa dell’allora Banca Popolare di Bergamo e che continua, oggi, insieme a Intesa Sanpaolo, e per celebrare al meglio questo importante momento della storia dell’ente promuove, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, la rassegna di tre incontri aperta alla città. Il primo appuntamento, ospitato nella sede di Fondazione BPB e di Intesa Sanpaolo di viale Roma, ha affrontato il tema della persona e della cura, con un titolo che è già un programma: ‘Prendersi cura. Nuovi bisogni, nuove risposte’. Un incontro che ha voluto esplorare come economia, finanza, impresa e mondo sociale possano concorrere alla costruzione di una comunità più giusta e inclusiva, secondo una logica generativa condivisa anche dalla sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, intervenuta in apertura.

A guidare la riflessione iniziale l’economista Giovanni Foresti, Head of Regional Research di Intesa Sanpaolo, che ha delineato un quadro fatto di sfide urgenti: aumento delle disuguaglianze, povertà diffusa anche tra i lavoratori, giovani “Neet”, squilibri demografici e crescente vulnerabilità sociale. Poi, la conversazione, moderata da Alberto Ceresoli, direttore de L’Eco di Bergamo, ha coinvolto don Roberto Trussardi direttore della Caritas diocesana, Giovanna Ricuperati presidente di Confindustria Bergamo, e Francesco Locati direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII.

L’urgenza emersa non è soltanto economica: riguarda la qualità della relazione, la dignità abitativa, l’ascolto attivo delle nuove povertà materiali, culturali e spirituali. Come ha ribadito don Trussardi: “La comunità di relazione parte dagli ultimi e li reinserisce. Non basta dare un pacco di pasta”. A richiamare l’intervento delle imprese è stata Ricuperati: “Ognuno deve fare bene la propria parte, anche sul piano della produttività e del benessere delle persone”. E Locati ha ricordato la necessità di riformare l’approccio alla cura, rafforzando la sanità di prossimità, in rete con la comunità.

“Comunità in dialogo” si propone così non solo come spazio di confronto, ma come laboratorio permanente di idee, in grado di attivare alleanze tra mondo pubblico e privato, tra istituzioni e cittadinanza. Appuntamento al secondo incontro della rassegna, dal titolo ‘Territorio e visione. Generare futuro insieme’, giovedì 18 settembre 2025, con Sergio Cavalieri Rettore Università degli studi di Bergamo, Gen. D. Cosimo Di Gesù Comandante Accademia Guardia di Finanza di Bergamo, Fabio Bosatelli Presidente Gewiss Spa, Roberta Frigeni Direttrice Museo delle Storie di Bergamo.

L’ingresso è libero e gratuito, previa registrazione online su eventbrite (link: https://bit.ly/3Sy93sP) raggiungibile anche dal sito fondazionebpb.it/eventi

 

Terminato il restauro del grande dipinto ‘Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna’ di Camillo Procaccini, nella Basilica di Santa Maria Maggiore

Torna a splendere il grande dipinto di Camillo Procaccini Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna (olio su tela, cm 880×380), dopo un importante intervento di restauro promosso da Fondazione MIA con il contributo di Fondazione Banca Popolare di Bergamo.

L’opera, realizzata alla fine del Cinquecento, impreziosisce la parete absidale della Basilica di Santa Maria Maggiore, al di sopra del Coro dei Laici intagliato da Giovanbattista Capoferri su disegno di Lorenzo Lotto, anche quest’ultimo oggetto di un monumentale restauro, concluso in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Un ulteriore e fondamentale tassello che si aggiunge all’ampio piano di valorizzazione del prezioso monumento, che vede anche il recupero delle vetrate con ripristino e automazione dei tendaggi dell’abside.

I lavori sul dipinto di Camillo Procaccini, avviati nel marzo 2024, sono stati eseguiti dallo studio bergamasco Sesti Restauri di Delfina Fagnani, già intervenuto su altre opere di Camillo Procaccini: Madonna con Bambino in trono tra i SS. Pietro e Antonio Abate e Angeli Santi (olio su tela, cm 300×190, Basilica di San Marco, deposito dalla Pinacoteca di Brera, Milano) e Santa Veronica (olio su tavola, cm 271×150, Certosa di Pavia).

Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha contribuito al restauro con un contributo di 35 mila euro, a fronte di un investimento totale di 73 mila euro.

La grande tela, realizzata alla fine del Cinquecento, raffigura gli apostoli, avvolti da abbondanti e plastici panneggi, raccolti intorno al sepolcro vuoto di Maria. Secondo la tradizione cristiana la Vergine non sarebbe morta ma, dopo essersi addormentata, sarebbe stata assunta in Cielo in anima e corpo. L’Assunzione in cielo di Maria, a cui è dedicata la Basilica e celebrata il 15 agosto, è una delle solennità (insieme a quella dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre), che richiama il maggior numero di fedeli bergamaschi nella Basilica, edificata in epoca medievale.

LA STORIA E IL RESTAURO

La tela di Camillo Procaccini raffigurante Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna viene restituita ad un ritrovato splendore grazie a un restauro che ha unito conservazione e conoscenza del processo creativo dell’artista.

Dipinto a fine Cinquecento nel momento di massimo successo dell’artista emiliano a Milano – dove stava lavorando anche alle ante degli organi del Duomo – il grande telero bergamasco fu affidato a Camillo Procaccini su incarico dei Reggenti della Misericordia Maggiore, che lo vollero quale “miglior pittore della città”. L’opera, pensata in dialogo con l’Assunta affrescata due anni prima da Giovan Paolo Cavagna nella parte superiore dell’abside, rappresenta un esempio straordinario della moderna riforma di stile di cui Camillo Procaccini fu promotore, e che guiderà molti artisti lombardi di primo Seicento.

Il tempo non è stato clemente con questo capolavoro: nel corso dei secoli sul telero – originariamente privo di telaio di sostegno e inchiodato direttamente al muro su fasce lignee – sono stati ripetutamente affrontati problemi sia strutturali che estetici: a tutt’oggi l’ultimo rintelo (Fumagalli, 1851) garantisce l’adesione degli strati pittorici alla tela, seppur denunciando deformazioni e rilasciamenti tessili; mentre l’intero manto pittorico era gravato da pesanti strati polverosi, imbrunimenti di vecchi protettivi e diffusissimi e sovrapposti ritocchi pittorici precedenti (ultimo Steffanoni, 1958) che risarcivano numerosi tagli e lacerazioni.

Per il recente restauro, condotto senza la possibilità di smontare l’opera dalla parete, si sono adottate strategie funzionali all’azione diretta sul fronte dell’opera, che hanno previsto anche l’utilizzo di piccole tavole a bassa pressione al fine di migliorare il grado di tensione delle tele ed attenuare le deformazioni presenti. In seguito ad un’ampia campagna diagnostica finalizzata alla conoscenza dello stato di conservazione e della tecnica esecutiva, le graduali fasi di pulitura del manto pittorico – concordate con il Soprintendente di Brescia Angelo Loda – hanno fatto riaffiorare non solo la brillantezza dei colori originali ma anche particolari salienti riguardanti la revisione di un apostolo inginocchiato e di un intrigante volto di un dodicesimo apostolo, riscontrabili peraltro in due disegni preparatori dell’artista oggi conservati rispettivamente in un museo di Cleveland e uno di Berlino.

Riaperto il sipario sulle potenti e sfolgoranti cromie originali, sono riemersi i danni provocati non solo dalle numerosissime perdite di colore ma anche da significative abrasioni e colature pregresse che, sempre in stretto dialogo con la Direzione lavori, sono state progressivamente risarcite pittoricamente riconferendo unità di lettura al racconto dell’artista.

Il restauro ha così restituito non solo un capolavoro alla sua città, ma anche uno spaccato vivo e pulsante della pittura del primo Seicento lombardo, riportando alla luce l’intensità cromatica e il linguaggio innovativo di uno dei suoi grandi protagonisti.

UN’OPERA RITROVATA, UNA SERATA PER COMPRENDERLA

Dopo il restauro, un’occasione per approfondire il significato artistico e religioso del grande dipinto di Camillo Procaccini nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Martedì 20 maggio 2025 alle ore 20.30, il priore don Gilberto Sessantini e la restauratrice Delfina Fagnani dialogano sul tema Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna di Camillo Procaccini: l’assunzione di Maria tra dogma ed estetica.

La serata, aperta alla cittadinanza, è ad ingresso libero e gratuito.

LE DICHIARAZIONI

Fabio Bombardieri presidente Fondazione MIA: “Il restauro si inserisce in un ampio progetto di recupero del prezioso patrimonio della Basilica di Santa Maria Maggiore, che la Fondazione sta attuando e che vedrà numerosi interventi volti alla valorizzazione di questo luogo, per la promozione della cultura e del territorio. Dopo l’imponente recupero del Coro ligneo di Lotto e Capoferri, ritorna alla sua originaria bellezza il grande dipinto di Camillo Procaccini che segue la forma concava dell’abside e che, oggi, rinnovato, esalta ulteriormente la magnificenza e la solennità di questo luogo della Basilica. Un ringraziamento a Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che non fa mai mancare il suo supporto per la cura della Basilica, alla restauratrice Fagnani e al Soprintendente di Brescia, Angelo Loda, per aver eseguito e seguito con rigore professionale e grande passione il restauro di questo capolavoro dell’arte”.

Elena Carnevali sindaca Comune di Bergamo: “Sono molto riconoscente per l’attenzione e la cura che Fondazione MIA dedica alla Basilica di Santa Maria Maggiore, luogo simbolico e identitario della nostra città, custodito con competenza e responsabilità. Questo nuovo intervento sul dipinto di Camillo Procaccini si inserisce in un percorso di valorizzazione che sta restituendo alla “Cappella della Città” la sua piena bellezza. Un ringraziamento speciale va anche alla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che ancora una volta ha scelto di accompagnare con generosità questo impegno, confermando un legame profondo con la città e il suo patrimonio. Desidero infine esprimere gratitudine alla restauratrice Delfina Fagnani e al soprintendente Angelo Loda, con i quali si conferma una collaborazione solida e proficua: il loro lavoro, sempre rigoroso e appassionato, è un valore per tutta la comunità. Investire nella conservazione e nella valorizzazione della nostra storia è un modo autentico di guardare al futuro”.

Armando Santus presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: “Resta alta l’attenzione della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, insieme a Intesa Sanpaolo, per la Basilica di Santa Maria Maggiore, autentico scrigno d’arte nel cuore di Città Alta. Il restauro del grande dipinto di Camillo Procaccini non rappresenta solo un intervento dal valore artistico in sé, volto a restituire alla tela la luminosità originaria delle sue pitture, ma si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione dello spazio absidale della chiesa, che ha già visto il recente restauro del Coro. Si tratta di opere diverse, ma tra loro collegate, che permettono ai visitatori di approfondire sempre di più la conoscenza dell’arte e della storia della Basilica, e quindi della città di Bergamo”.

Delfina Fagnani Sesti Restauri: “È sempre una preziosissima occasione di studio e conoscenza poter operare su manufatti di così alto valore artistico, sono quindi grata per la fiducia e la generosità riservatemi dalle Fondazioni MIA e Banca Popolare di Bergamo. Contribuire con i nostri interventi – in stretto dialogo con la Soprintendenza – alla sopravvivenza fisica ed estetica dei beni che costituiscono le nostre memorie comporta un costante senso di responsabilità, del quale, nonostante la quarantennale esperienza, continuo a sentire il peso in ogni anche minima fase e decisione operativa finalizzata al recupero conservativo e della capacità dell’opera di tornare a trasmettere interamente il proprio messaggio, e nel caso di questo racconto “dimezzato” degli Apostoli intorno al sepolcro vuoto di Maria, gli effettivi intenti pittorici del grande artista parmense”.

Nuovi spazi per persone con autismo all’Istituto Palazzolo di Grumello del Monte

Sta prendendo forma il progetto ‘Una Casa per Te’, promosso dall’Istituto delle Suore Poverelle – Istituto Palazzolo.

L’iniziativa prevede la riorganizzazione della RSD di Grumello del Monte (BG) e la realizzazione di spazi ed attrezzature per l’accoglienza e la promozione del benessere di persone con disturbi dell’autismo grave, con due nuovi spazi dedicati alle attività educative e al tempo libero la cui fase di lavori si è conclusa e che sono quindi pronte per essere utilizzate dai residenti dell’Istituto.

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo l’Istituto Palazzolo ha organizzato oggi una visita ai nuovi spazi, a cui ha partecipato Rossella Leidi, vicepresidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha finanziato con 25 mila euro la realizzazione di una stanza multisensoriale (stanza snoezelen), progettata per favorire il rilassamento e la comunicazione tra le persone e ridurre gli stati di angoscia e di aggressività. Uno spazio terapeutico che stimola i cinque sensi tramite effetti luminosi, suoni, musiche e profumi controllati.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene ‘Casa del Melograno’, a Bolgare: un minibus per i cinque minori provenienti da situazioni familiari difficili

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene l’Associazione ‘Casa del Melograno’ di Bolgare con un contributo di 15 mila euro destinato all’acquisto di un minibus per minori con situazioni familiari difficili.

‘Casa del Melograno’ è un’associazione senza scopo di lucro nata nel 2019 per sostenere l’apertura di una Casa-famiglia in cui accogliere minori provenienti da situazioni di momentanea difficoltà familiare. Bambini e ragazzi da tutta Italia, per cui i Tribunali dei Minori stabiliscono l’allontanamento dal nucleo familiare d’origine, su decisione dei Servizi Sociali trovano qui una casa e soprattutto una famiglia in cui costruire una vita nuova. Il progetto, nato dalla scelta di Massimiliano De Filippis e della moglie di allargare la propria famiglia ad altri, conta oggi cinque giovani ospiti accompagnati anche da due educatrici professioniste.

«Siamo una famiglia affidataria da anni – spiega Massimiliano de Filippis, responsabile dell’Associazione ‘Casa del Melograno’ – Per me e mia moglie, che già avevamo cinque figli, l’inizio di tutto è stata la disponibilità ad accogliere altri minori per dare loro amore, un posto sicuro e anche delle semplici regole, per permettere loro di ricostruire la propria vita. Con il tempo ci siamo resi conto che sono davvero numerosi i bambini e le bambine che hanno questo tipo di bisogno, un bisogno che ci ha interpellato e che ha fatto maturare in noi l’idea di aprire una Casa-famiglia. Le situazioni familiari di provenienza sono spesso gravi: tossicodipendenza, carcere, violenza. I figli arrivano da noi con un progetto promosso dai Servizi sociali per vivere un percorso di cura che in alcuni casi prevede il rientro nella famiglia d’origine, se nel frattempo ne sono maturate le condizioni, ma che in generale lavora molto sull’autonomia dei ragazzi, perché nel futuro devono sapere camminare con le proprie gambe. Il primo ragazzo che abbiamo accolto, alcuni anni fa, è l’esempio per cui non è detto che le condizioni di partenza debbano per forza condizionare la propria vita. L’amore di una famiglia fa rifiorire questi ragazzi: anche lui qui ha ritrovato speranza nel futuro, ed oggi si sta per laureare. Il progetto della Casa-famiglia continua a crescere, e tra le necessità pratiche c’era quella di un minibus: grazie al sostegno di amici e conoscenti, realtà del territorio ed ora del consistente contributo di Fondazione Banca Popolare di Bergamo, sarà possibile rendere più agevoli i nostri spostamenti».

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «La generosità autentica della storia di Casa del Melograno ci ha spinto a sostenere questa straordinaria esperienza di cura e di vicinanza a minori in difficoltà, a favore di bambini e ragazzi che grazie all’amore, all’accoglienza e alla cura familiare possono realmente costruire una vita migliore anche se a partire da situazioni difficili. Fondazione Banca Popolare di Bergamo – oggi insieme ad Intesa Sanpaolo – prosegue così il proprio impegno nel campo dei servizi socioassistenziali in tutta la provincia di Bergamo sostenendo un’iniziativa le cui ricadute vanno ben oltre le mura della Casa-famiglia, vista la stretta sinergia che l’Associazione ha instaurato con i Servizi Sociali del territorio».

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene la ricerca di FROM sulla Sindrome di Angelman

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene la ricerca sulla Sindrome di Angelman. Il contributo, pari a 30 mila euro, è destinato alle attività di FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS impegnata da anni nella ricerca sulla patologia rara insieme ad Associazione Angelman, che riunisce le famiglie dei pazienti.

La donazione di Fondazione Banca Popolare di Bergamo intende in particolare finanziare l’evoluzione del Registro Angelman, progetto significativo in ambito metodologico avviato nel 2018 da FROM e popolato dai dati inviati dalle famiglie dei pazienti, di cui è in fase di progettazione un ulteriore sviluppo. Partendo da una revisione della letteratura sul tema, il team FROM – in collaborazione con Associazione Angelman – sta finalizzando la stesura del protocollo di ricerca che prevede la creazione di un nuovo strumento informatico, un’applicazione messa a disposizione dei caregiver dei pazienti per la raccolta di un’ampia tipologia di dati. Il fine è raccogliere i Real World Data in modo strutturato e con rigore scientifico : si tratta di “dati che provengono dal mondo reale”, e cioè quelli che vengono prodotti dai pazienti stessi nel loro percorso diagnostico terapeutico nella reale pratica clinica (grazie all’applicazione saranno le stesse famiglie ad inoltrarle), un patrimonio di informazioni preziose in grado di migliorare la conoscenza della malattia, valutarne nel tempo evoluzione clinica e sintomatologica, ipotizzare nuovi percorsi di cura.

La collaborazione di lunga data tra le due realtà bergamasche FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS e Associazione Angelman permette di sviluppare progetti sulla malattia potendo contare sullo scambio di informazioni costante con coloro che quotidianamente vivono accanto ai pazienti con Sindrome di Angelman. Grazie ai fondi raccolti da Associazione Angelman e al know-how tecnico-scientifico di FROM, inoltre, ad ottobre 2023 è stata assegnata una borsa di studio quadriennale (la terza consecutiva) assegnata ad una giovane ricercatrice impegnata nella ricerca sulla malattia presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam, in Olanda.

LA SINDROME DI ANGELMAN

La Sindrome di Angelman è una malattia rara del neurosviluppo (un caso su circa 12-15 mila nati nel mondo, circa 3 mila in Italia, prevalentemente in età pediatrica), causata da una mutazione genetica del cromosoma 15 che comporta ritardo cognitivo, grave difficoltà nel linguaggio e nei movimenti e spesso epilessia, disturbi del sonno, gastrointestinali o respiratori. In media, le famiglie ricevono una diagnosi certa dopo il primo anno e mezzo di vita. Negli ultimi anni la conoscenza della Sindrome ha subito un forte incremento soprattutto dal punto di vista della comprensione genetica della malattia, mentre ancora molto frammentata appare la conoscenza sulla sua evoluzione clinica e sintomatologica. La Sindrome di Angelman è considerata una sindrome del neurosviluppo per la quale la ricerca prospetta potenzialità di cura molto elevate. La Giornata internazionale della Sindrome di Angelman si celebra il 15 febbraio proprio per correlare tale data al numero 15 che indica il cromosoma alterato nella sindrome e al mese delle malattie rare (la Giornata delle malattie rare quest’anno ricorre il 29 febbraio).

LE DICHIARAZIONI

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Sosteniamo con orgoglio la ricerca sulla Sindrome di Angelman con risorse destinate ad un progetto innovativo, che punta a far crescere la conoscenza della malattia grazie alla collaborazione preziosa con le famiglie dei pazienti. Si tratta di una nuova frontiera della ricerca, che si avvale della tecnologia e dei Big Data, e che rappresenta un’applicazione sempre più attuale dell’impegno di Fondazione Banca Popolare di Bergamo, oggi insieme ad Intesa Sanpaolo, a sostenere i bisogni del territorio. Un sostegno tanto più importante perché a beneficio di pazienti che confidano sulla ricerca per trovare una cura, che purtroppo ancora manca, per questa patologia».

Francesco Biroli, responsabile Area Neuroscienze FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS: «Negli ultimi anni sono aumentati gli sforzi nella ricerca sulla Sindrome di Angelman, patologia rara che tanto impatta sui pazienti e sulle loro famiglie. In questi anni sono stati fatti passi importanti per migliorare le terapie. Per questo ringraziamo Fondazione Banca Popolare di Bergamo per aver creduto nel progetto, ambizioso ma concreto, che FROM in collaborazione con Associazione Angelman sta sviluppando per la raccolta dei preziosi dati clinici dei pazienti. Con lo sviluppo del Registro Angelman, FROM e Associazione Angelman ampliano i propri obiettivi: oltre alla ricerca di base – portata avanti anche grazie dalle borse di studio quadriennali presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam sostenute dai due enti – è sempre più importante raccogliere i dati reali provenienti dalla quotidianità dei pazienti per valutare relazioni e correlazioni per migliorare la ricerca e sviluppare terapie sempre più efficaci».

Luca Patelli, presidente di Associazione Angelman: «L’interesse per la Sindrome di Angelman e, in generale per le malattie rare, si è esteso ben oltre la cerchia dei pazienti, delle loro famiglie e di pochi ricercatori isolati. Tale interesse si ritrova in una nuova sensibilità di istituzioni e singoli benefattori. La donazione di Fondazione Banca Popolare di Bergamo ne è un esempio e valorizza gli sforzi e i progressi compiuti in questi anni da FROM e Associazione Angelman. I bisogni di pochi possono rappresentare in futuro una grande opportunità per molti».

ASSOCIAZIONE ANGELMAN

L’Associazione Angelman è una onlus nata sul Lago d’Iseo in provincia di Bergamo nel 2012 da una famiglia con una bimba affetta dalla sindrome di Angelman. Da undici anni diffonde la conoscenza della sindrome e raccoglie fondi per la ricerca, con l’aiuto di circa 100 volontari, per lo più delle province di Bergamo e di Brescia. Un comitato scientifico valuta i progetti e orienta i finanziamenti sugli studi più promettenti. Tutti i consiglieri, i medici del comitato scientifico e i volontari aiutano a titolo totalmente gratuito (non sono previsti nemmeno rimborsi spese). I proventi e le donazioni vengono interamente destinati alla ricerca. L’Associazione Angelman opera con totale trasparenza. I progetti realizzati e le risorse destinate vengono comunicati a mezzo stampa e sui canali digitali dell’associazione. Per maggiori informazioni: www.associazioneangelman.it

FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS

FROM è la Fondazione per la ricerca dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La sua mission è quella di valorizzare le potenzialità della ricerca clinica per migliorare l’azione ospedaliera e, quindi, la qualità delle cure e la tutela della salute per tutti. Grazie in particolare ad alte competenze in campo statistico e biostatistico, la Fondazione mette a disposizione dell’Ospedale metodi, sostegno nella gestione degli aspetti regolatori e amministrativi, formazione e supporto nella gestione e nell’elaborazione dei dati clinici raccolti nei diversi Dipartimenti della struttura, ed è soggetto accreditato per gli studi di Fase I, il primo passo della sperimentazione di nuovi farmaci sull’uomo. Per maggiori informazioni: www.fondazionefrom.it

Giovani con disturbi dello spettro autistico grave: Fondazione Bpb sostiene il progetto ‘Una casa per TE’, a Grumello del Monte

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene il progetto ‘Una Casa per TE’, dell’Istituto delle Suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo, dedicato all’accoglienza di persone con disabilità fisica e intellettiva – di cui molte con disturbi dello spettro autistico – presso la RSD (Residenza Sanitaria per Disabili) di Grumello del Monte, nella provincia di Bergamo. Destinatari di ‘Una Casa per TE’ sono attualmente 29 giovani (18-40 anni), tra cui persone con disturbi dello spettro autistico che manifestano problemi di carattere comportamentale accentuati e ragazzi/e con diversi disturbi dello sviluppo, tutti già residenti all’interno della struttura. Si tratta di persone con esigenze di tipo fisico, relazionale, motorio molto particolari, per cui è necessario identificare e progettare per loro ambienti ad hoc (spazi iper/ipo stimolanti e più o meno strutturati), capaci di rispondere alle loro esigenze esplorative in un contesto privo di pericoli e di rischi.

Grazie al contributo, pari a 25 mila euro, di Fondazione Banca Popolare di Bergamo, la struttura sarà dotata di una stanza “Snoezelen” e cioè multisensoriale. Si tratta di un importante strumento terapeutico per calmare gli stati di agitazione o spronare l’esplorazione attraverso la stimolazione controllata dei cinque sensi con effetti luminosi o la riproduzione di diversi colori, suoni, musiche e profumi.

L’ISTITUTO DELLE SUORE DELLE POVERELLE-ISTITUTO PALAZZOLO

L’Istituto delle Suore delle Poverelle-Istituto Palazzolo è presente a Grumello del Monte dagli anni ’20 del 1900. Sulle orme del fondatore San Luigi Palazzolo, che intendeva operare “dove altri non giunge” e di cercare di rispondere concretamente a bisogni non coperti, l’operato all’interno della Casa si è modificato nel tempo cercando di intervenire in maniera competente e adeguata a richieste sempre più diversificate e complesse. Negli ultimi dieci anni, in particolare, l’Istituto ha visto aumentare le richieste di accoglienza da parte di familiari di persone con disabilità: ad oggi c’è una lista di attesa di 80 persone, di cui molte con disturbi dello spettro autistico. È da qui che è nata l’idea di ‘Una Casa per TE’, che si pone l’obiettivo di rispondere adeguatamente a questo crescente bisogno riorganizzando l’intera struttura di Grumello del Monte, dotandola di spazi dedicati all’accoglienza e alla promozione del benessere di giovani – ragazze e ragazzi – con disturbi dello spettro autistico e disturbi generalizzati dello sviluppo. Un investimento importate per l’Istituto che continua ad essere supportato da Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che recentemente ha promosso anche il progetto del laboratorio di sartoria dedicato alle donne vittime di violenza accolte nelle diverse case dell’Istituto Palazzolo, e pronte ad affrontare percorsi di autonomia di vita e professionale.

LE DICHIARAZIONI

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Quello che sosteniamo con questo contributo – in uno degli ambiti di intervento principali della Fondazione, quello socioassistenziale –, è un progetto particolarmente rilevante perché rivolto a persone bisognose di un supporto specifico, difficilmente disponibile altrove, a cui grazie alla riorganizzazione delle strutture dell’Istituto Palazzolo è possibile ora fornire un servizio innovativo e di alta qualità. Il finanziamento della Fondazione sostiene così l’alta professionalità degli operatori e la dedizione delle Suore Poverelle, che continuiamo ad affiancare nel rispondere ai bisogni delle persone più fragili».

Suor Annamaria Remondi, Responsabile della Casa: «Questa donazione aiuta la nostra casa di Grumello ad essere un luogo bello e rispondente ai bisogni speciali delle persone che accogliamo. Il nostro Fondatore San Luigi Palazzolo diceva “li tengo come figli”, riferendosi alle tante persone bisognose che aiutava. Grazie alla presenza concreta e generosa di Fondazione Banca Popolare di Bergamo possiamo far sì che queste parole diventino attuali e reali anche oggi».

Restituzione al pubblico del Coro ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, al termine del monumentale restauro

Al termine di un anno e mezzo di lavori le preziose tarsie del Coro ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, nel cuore medievale di Bergamo Alta, sono ammirabili in tutta la loro ritrovata bellezza, e nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 tornano ad essere interamente fruibili da parte del pubblico. Dopo la sezione del Coro dei Laici (1553-1555), inaugurata nell’aprile 2023, torna oggi all’originario splendore anche il Coro dei Religiosi, il più antico (1523-1533).

Termina così un lungo lavoro di restauro, voluto da Fondazione MIA (che gestisce la Basilica, di proprietà del Comune di Bergamo), curato da Luciano Gritti dell’omonima Bottega di restauro con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, e sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo, partner esclusivo dell’intervento.

Chiude, contestualmente, anche ‘Cantiere Vivo’, l’innovativo progetto di valorizzazione dei restauri che ha permesso agli oltre 700mila visitatori di osservare in diretta tutte le fasi dei lavori, grazie a pannelli di plexiglass su cui sono stati riportati testi, immagini e QR-code per approfondire contenuti storici e artistici legati all’opera e al suo contesto.

NUOVI STUDI SULLE OMBRE DELLE TARSIE

Fin dalla prima fase di restauro – culminata con l’inaugurazione del Coro dei Laici – erano emerse alcune sorprese: il rinvenimento di un affresco di fine Trecento raffigurante una Madonna con Bambino e una tarsia decorata da Capoferri su bozzetto del pittore pavese Francesco Rosso che rimanda alla storia di Caino e Abele. Già allora era stato svelato il sistema dei “coperti”, di cui si ignorava l’esistenza, utilizzato nel Coro dei Religiosi per coprire in alcune occasioni, attraverso un meccanismo a scomparsa, le tarsie lignee raffiguranti storie bibliche con altre immagini, a motivi neoplatonici.
La seconda parte dei lavori ha riportato alla sua originaria bellezza anche il Coro dei Religiosi, il più antico tra quelli realizzati da Capoferri a partire dai disegni del Lotto nella Basilica. In questa fase proprio le enigmatiche opere a motivi neoplatonici presenti all’interno di questa sezione del Coro sono state oggetto di uno studio approfondito. In particolare, si è potuto notare come i vari coperti si distinguano tra loro dal punto di vista della struttura, del disegno e del modo in cui le ombre cadono sullo stesso. Da questa osservazione si è compreso che l’idea progettuale era quella di dare risalto ai disegni valorizzando l’illuminazione naturale della chiesa – che in questo punto giungeva all’altare attraverso le finestre poste alle spalle del presbiterio –, poiché la luce delle candele risultava molto flebile. Un’osservazione che mette in stretta relazione il Coro con il contesto circostante, e che valorizza ulteriormente quest’area della Basilica.
L’accurata analisi della distribuzione delle ombre effettuata nel corso della pulitura ha rivelato inoltre che il coperto più emblematico del Coro, ‘Creazione’ o ‘Magnum Chaos’, in origine doveva essere quasi certamente collocato in posizione dritta, con la scritta ordinata secondo le regole della lingua latina che prevede prima l’aggettivo (“Magnum”) e poi il sostantivo (“Chaos”), e dunque con i piedi in basso e le braccia nella posizione naturale. Durante un restauro, probabilmente quello di Pasquale Carrara (1855-1863), i coperti vennero smontati e successivamente ricollocati, ma posizionando il “Magnum Chaos” al contrario venne interrotta la serie di coperti che prevedono l’illuminazione dell’opera in una direzione ben precisa.

UNO SGUARDO D’INSIEME AL CORO

Con l’apertura al pubblico dell’intero Coro torna alla luce una storia artistica che risale a cinquecento anni orsono quasi senza mostrare più i segni del tempo, e lo sguardo d’insieme restituisce un’immagine articolata: le trentasei immagini enigmatiche ideate da Lorenzo Lotto e intarsiate da Giovan Francesco Capoferri mostrano un’inesauribile fantasia scenica, con una narrazione che si distanzia fortemente, per esempio, dai toni aulici e composti delle opere di Tiziano che venivano realizzate in quegli stessi anni. Un itinerario “iniziatico”, che attraverso figure simboliche sintetizza visivamente i temi attinti dagli eterogenei campi di ricerca del Rinascimento, in un sincretismo fra temi religiosi e archetipi pagani, concetti spirituali e temi profani, storie bibliche e metafore ermetiche, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica. Un’opera che racchiude in sé tutto lo scibile dell’umanesimo del primo Cinquecento. Queste raffigurazioni simboliche sono state pensate per non essere facilmente decodificate, così da creare un alone di mistero che dia adito a molteplici interpretazioni, anche in contraddizione l’una con l’altra. Con i suoi disegni, Lotto va oltre la relatività dell’interpretazione soggettiva, scardinando ogni certezza, superando qualsiasi spiegazione dialettica, poiché l’immagine innanzitutto deve evocare il senso di mistero legato all’ineffabilità della presenza divina.

Il restauro del Coro Ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, che si era reso necessario e urgente per preservare il bene dal deperimento causato dello scorrere del tempo, ha seguito le tecniche più innovative: i lavori hanno previsto il monitoraggio micro-climatico dell’ambiente; la campagna di analisi per studiare le tecniche esecutive e le antiche vernici; la pulitura svolta con metodi tradizionali e sistemi laser di ultima generazione; il consolidamento e la disinfestazione dell’opera; la scansione 3D dell’intero Coro e il rilievo CAD di tutti gli elementi che lo compongono; la campagna fotografica di documentazione.

LE DICHIARAZIONI

Fabio Bombardieri, Presidente Fondazione MIA: «Siamo qui oggi con grande orgoglio e gratitudine per celebrare un momento importantissimo. Nel solco della responsabilità civica e sociale che accompagna la Fondazione sin dal 1265, la MIA ribadisce l’importanza di proteggere e preservare la nostra cultura, il nostro patrimonio, i nostri monumenti; in poche parole, la nostra storia. Con la chiusura del Cantiere Vivo e la restituzione al pubblico del Coro ligneo di Lorenzo Lotto e Giovan Francesco Capoferri in tutta la sua bellezza e magnificenza, la Fondazione MIA tiene fede alla parola data oltre un anno e mezzo fa: terminare i lavori in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Si tratta di un evento dalla portata artistica, storica e religiosa fondamentale. Il Coro è infatti l’opera più importante commissionata dalla Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo a uno dei più grandi maestri del Rinascimento. Oggi, insieme, celebriamo non solo il passato ritrovato, ma anche un futuro che sarà illuminato dalla luce visionaria di questo gioiello della Basilica e dalla passione che ha reso possibile il suo restauro. Ammirando quest’opera, ritrovata in tutto il suo splendore, vediamo infatti non solo colori e forme, luci e ombre, ma la nostra identità collettiva, la nostra missione di custodi di uno straordinario patrimonio da curare e onorare, affinché esso continui a ispirare, educare e connettere le future generazioni».

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Con la restituzione al pubblico dell’intero Coro ligneo di Capoferri e Lotto termina un progetto entusiasmante, che ha dato nuova luce ad una delle opere d’arte più preziose del Nord Italia. Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che continua la sua promozione sociale sul territorio con Intesa Sanpaolo, è orgogliosa di aver sostenuto questo straordinario intervento di restauro, che ha garantito la salvaguardia di un’opera d’arte così preziosa, che ha permesso la scoperta di nuove sue componenti e l’approfondimento delle conoscenze ad essa legate, e che soprattutto ha reso possibile la fruizione di questo tesoro da parte delle future generazioni. Tutela e insieme trasmissione del nostro patrimonio artistico sono, crediamo, il miglior modo di interpretare la salvaguardia e la protezione dei beni storici e culturali del territorio, tra le priorità della missione istituzionale della nostra Fondazione».

Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo: «L’anno della Capitale della Cultura non è solo un contenitore di eventi e di iniziative, lo abbiamo sempre detto. È anche un’occasione in cui abbiamo voluto e saputo valorizzare il patrimonio storico e artistico della nostra città, avviando o concludendo interventi di restauro e trasformazione molto significativi in tanti luoghi della cultura. La Fondazione MIA aggiunge un tassello importante a questo grande lavoro, restituendo alla città lo splendore dell’opera di Capoferri e Lotto, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, monumento di proprietà del Comune di Bergamo, da quasi seicento anni amministrato dalla Misericordia Maggiore, che si è dedicata all’abbellimento del sacro edificio e al suo arricchimento, ornandolo di preziose opere d’arte e valorizzandone il prestigio. Nel frattempo, si è concluso il cantiere pilota sulla facciata dell’abside della chiesa: il Comune è al lavoro con la Soprintendenza per individuare la lavorazione più adatta per restaurare anche le parti esterne della Basilica e nei prossimi anni saremo impegnati nella cura della pietra che dona alla chiesa l’aspetto che tutti conosciamo».

Luciano Gritti, Bottega di Restauro ‘Luciano Gritti’: «Per un restauratore lavorare su un bene così prezioso è un vero onore. Per un anno e mezzo ci siamo presi cura del Coro con interventi che hanno unito tecniche tradizionali e innovative, anche grazie all’utilizzo di una tecnologia all’avanguardia. Ci siamo trovati davanti ad un’opera composta da mille opere, straordinaria: oltre alle numerose tarsie anche i più piccoli dettagli hanno rivelato un’attenzione progettuale ed esecutiva di raro valore e bellezza. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una squadra competente e appassionata, in cui i giovani sono stati protagonisti».

Stefano Marziali, Project Manager Smart Puzzle e allestimento ‘Cantiere Vivo’: «Dopo un anno e mezzo dal suo avvio, ‘Cantiere Vivo’ si è rivelato un esempio eccezionale di buona gestione di un Bene Culturale. Il progetto non solo ha preservato uno dei beni artistici più importanti della città, ma ha migliorato l’immagine di Bergamo in Europa e la percezione della città come luogo di cultura. Fondazione MIA vuole dare continuità all’esperienza di ‘Cantiere Vivo’ e per questo motivo ha già avviato diverse attività. In particolare, la realizzazione del documento cinematografico ‘Restauratio Humana’ sul recupero del Coro di Lotto e Capoferri da parte dello studio Coral Climb per raccogliere e divulgare le scoperte e le riflessioni maturate in questi mesi di lavoro anche al grande pubblico».

Fondazione Bpb per il sociale: oltre 70 mila euro per donne, giovani e persone fragili

Fondazione Banca Popolare di Bergamo approva una serie di interventi in campo sociale destinati a sostenere situazioni di vulnerabilità a Bergamo, sia in città che in provincia: ammonta ad oltre 70 mila euro la cifra complessiva stanziata per progetti a favore, in particolare, di donne, giovani e persone fragili.

Prosegue così l’impegno della Fondazione nell’ambito dell’assistenza socioassistenzale – ma anche della formazione –, che da sempre figura tra gli obiettivi statutari prioritari, tradotto negli anni in numerosi contributi alle realtà del territorio – Enti religiosi, Fondazioni, Associazioni – attive con diversi servizi a sostegno delle persone che si trovano ai margini della società.

Accanto agli interventi promossi nei primi mesi dell’anno in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, dedicati alla tutela del patrimonio artistico e storico e la promozione della cultura, Fondazione Banca Popolare di Bergamo con i nuovi contributi approvati conferma l’impegno per il sociale portato avanti da oltre trent’anni.

GLI INTERVENTI

Nel dettaglio, gli ultimi contributi di Fondazione Banca Popolare di Bergamo per il Sociale sono così suddivisi:

• 20 mila euro a favore del Centro Aiuto alla Vita – divisi tra la sede di Bergamo, quella di Alzano Lombardo e quella di Seriate – per le attività di assistenza a donne in gravidanza che si trovano in condizioni di grave difficoltà economica e sociale.

• 15 mila euro a favore della Fondazione Opera Bonomelli di Bergamo, un contributo finalizzato al sostegno di borse lavoro – con la previsione anche di percorsi di formazione, di orientamento e di potenziamento delle competenze – per giovani emarginati che si trovano in condizione di disagio adolescenziale o provengono da contesti familiari complessi, con l’obiettivo di supportare la loro piena integrazione sociale e la costruzione della loro autonomia.

• 15 mila euro a favore delle ACLI di Bergamo per la formazione e inserimento lavorativo di 90 persone disoccupate in condizioni di vulnerabilità nel biennio 2024/2025. Si tratta di soggetti, intercettati dagli sportelli ACLI, che si trovano ai margini del mercato del lavoro, che faticano a (re)inserirsi nel tessuto economico a causa di barriere linguistiche, familiari o per via di curricula non abbastanza qualificati e che quindi sono forte rischio emarginazione, per i quali sono previsti percorsi di rafforzamento delle competenze e di (re)inserimento nel mercato del lavoro.

• 10 mila euro a favore dell’Istituto delle Suore Poverelle – Istituto Palazzolo di Bergamo. Prosegue il progetto del laboratorio di sartoria che coinvolge alcune donne vittime di violenza accolte nelle diverse case dell’Istituto Palazzolo, e pronte ad affrontare percorsi di autonomia di vita e professionale (qui un approfondimento): il laboratorio – affidato alle mani di una sarta professionista che insegna alle ospiti basi del cucito e del ricamo utili a realizzare diversi tipi di prodotti di sartoria – propone una (ri)scoperta delle proprie risorse e lo sviluppo di competenze professionali da spendere sul mercato.

• 10 mila euro a favore della Cooperativa Don Giuseppe Ferrari di Bergamo, un contributo finalizzato alla realizzazione di progetti che hanno l’obiettivo di inserire giovani immigrati nel mondo del lavoro.

• 5 mila euro a favore della Caritas Diocesana di Bergamo, per urgenze famigliari e sociali rilevate nel territorio bergamasco.

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Prosegue l’impegno di Fondazione Banca Popolare di Bergamo in campo sociale, indirizzato in particolare a situazioni di grande vulnerabilità: al fianco di donne, giovani e persone fragili ci sono realtà bergamasche che, spesso lontano dai riflettori, svolgono un lavoro prezioso con poche risorse. Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha dedicato quest’anno molti sforzi alla promozione della cultura e alla salvaguardia del prezioso patrimonio storico-artistico bergamasco, consapevoli dell’opportunità rappresentata da Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Lo abbiamo fatto, ad esempio, finanziando il restauro del Coro Ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto nella Basilica di Santa Maria Maggiore e con diverse iniziative di valorizzazione delle opere del grande scultore bergamasco Giacomo Manzù. Accanto a questo, tuttavia, in questi mesi abbiamo individuato ed ora approvato una lunga serie di interventi in campo sociale, ambito che da sempre ha un ruolo di primo piano nella mission della Fondazione. Oltre ai luoghi, al centro dell’attività di Fondazione Banca Popolare di Bergamo – oggi insieme ad Intesa Sanpaolo – ci sono infatti le persone, soprattutto quelle che si trovano in particolari situazioni di bisogno: il supporto alle situazioni di maggiore vulnerabilità non ha una solo una ricaduta positiva sui beneficiari diretti, ma contribuisce a rafforzare il tessuto sociale e la coesione dell’interno territorio bergamasco».

Cinque opere dell’Accademia Carrara restaurate ‘sotto gli occhi’ degli studenti dell’Istituto d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene il progetto di conservazione e di formazione al restauro di cinque opere della Fondazione Accademia Carrara, che vede coinvolti anche gli studenti della Scuola d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo.

IL RESTAURO CONSERVATIVO DI SEI OLI SU TELA

L’iniziativa, promossa da Fondazione Banca Popolare di Bergamo e sostenuta dalla stessa attraverso un finanziamento di circa 40mila euro, ha una durata prevista di tre anni – dal 2023 al 2025 –, e si concentra su un nucleo di sei opere che rivestono un significato particolare, per le loro caratteristiche e perché costituiscono casi di studio particolarmente rappresentativi. Si tratta di cinque oli su tela dipinti in un arco temporale che va dal XVI al XIX secolo: Giovanni Busi detto Cariani, Cristo e l’adultera, copia da Tiziano; Giovan Battista Moroni, Ritratto di gentiluomo; Enea Salmeggia, S. Domneone; Anton van Dyck, copia da, Compianto su Cristo morto; Costantino Rosa, Scorci montani delle valli bergamasche. Tutte le opere, selezionate dalla Fondazione Accademia Carrara, saranno oggetto di un intervento di restauro conservativo articolato in diverse fasi: verrà individuato un professionista che sarà invitato a redigere una relazione tecnica sulle opere – comprensiva di eventuali analisi non invasive che ne accertino tutti gli elementi costitutivi, dalla tecnica al supporto alla documentazione fotografica – e un progetto di restauro da sottoporre alla valutazione e approvazione da parte della Soprintendenza. Ad una ricerca di carattere storico-artistico – coordinata dal responsabile dell’Ufficio Conservatori dell’Accademia Carrara e condotta con l’obiettivo di inquadrare le opere nel contesto culturale di cui sono espressione – seguirà l’intervento conservativo vero e proprio eseguito da professionisti restauratori.

PROFESSIONISTI DEL RESTAURO E STUDENTI, INSIEME

All’intero percorso prenderanno parte anche alcuni studenti della Scuola d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo, con cui l’Accademia Carrara intrattiene da tempo un solido rapporto in linea con la grande attenzione che il fondatore Giacomo Carrara dedicava ai giovani e alla loro formazione: è, questa, un’occasione per osservare da vicino – senza ruoli operativi, che richiedono una più solida preparazione ed esperienza – non solo l’intervento diretto ma anche tutta la fase preparatoria, di studio e di diagnostica dello stato di conservazione delle opere. Si tratta, per aspiranti operatori nel campo del restauro di opere d’arte, di un primo ma significativo approccio al mestiere del restauratore – sempre più caratterizzato da competenze scientifiche e dalla presenza di strumentazione tecnologica avanzata –, utile dunque a rendere più consapevoli le scelte formative future degli studenti.

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Il territorio bergamasco – e nello specifico l’Accademia Carrara – possiede un patrimonio d’arte di altissima qualità, che non solo va tutelato ma reso pienamente fruibile nel tempo. Ecco perché la Fondazione Banca Popolare, in linea con l’impegno per la tutela del patrimonio artistico e storico locale che da sempre la anima, ha deciso non solo di sostenere un intervento di restauro, ma di rendere tale processo aperto ai giovani che si stanno formando nel campo della conservazione. Crediamo che si tratti di un’occasione importante per accrescere consapevolezza e competenze delle generazioni a cui spetterà il compito di portare avanti il lavoro di valorizzazione delle nostre bellezze artistiche. Il progetto durerà tre anni, un tempo utile anche per raccogliere i primi frutti di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023».

Maria Cristina Rodeschini, Direttrice Fondazione Accademia Carrara: «Il progetto triennale mette in relazione la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, la Fondazione Accademia Carrara e la Scuola d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” secondo una modalità di cooperazione ricca di significato. L’affiancamento di giovani allievi ai professionisti, affinché possano assistere alle diverse fasi di un processo complesso quale è il restauro di un’opera d’arte, non può che essere considerato come un vero e proprio laboratorio di studio per giovani interessati a conoscere meglio le coordinate di una professione, quella del restauratore, grandemente attrattiva ma anche difficilmente praticabile per chi non dispone di competenze specifiche. Ci sono tutte le premesse per la buona riuscita della collaborazione tra la Carrara, che insieme ai restauratori che operano sul suo patrimonio offre un’opportunità di conoscenza, e la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che non solo ha stimolato tale progettualità, ma le assicura anche un futuro sostenendola per tre annualità consecutive».

Antonio Parimbelli, Presidente Scuola d’Arte Andrea Fantoni: «Nostro obiettivo è da sempre favorire attraverso la formazione di alto livello la crescita culturale e professionale, in particolare nel settore artistico e dei Beni Culturali, così come promuovere il positivo inserimento della persona nel mondo del lavoro e nella società. In una Scuola d’Arte è importante capire che salvare il bello significa salvare l’opera dell’ingegno dell’uomo e dunque il progresso da esso compiuto. Questa iniziativa rinnova il nostro dialogo con il territorio con il quale siamo legati grazie alle relazioni anche con altre istituzioni quali ad esempio la Diocesi, le Parrocchie, la Soprintendenza. Grazie al sostegno della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, questo progetto ci consente di rinnovare il rapporto tra la Scuola Fantoni e l’Accademia Carrara, l’istituzione più prestigiosa in campo artistico della città, con la quale nel contesto del Corso di Tecnico del Restauro, avevamo già collaborato. Siamo felici che questa nuova iniziativa possa coinvolgere per il primo anno i ragazzi del Liceo Artistico, sarà infatti per loro occasione irripetibile di stimolo e di formazione; altrettanto sarà momento qualificante per gli allievi del triennale Corso di Tecnico del Restauro. Operare su beni reali al fianco di professionisti è proprio una delle caratteristiche qualificanti di tale Corso di studi. Dal 1999, in oltre 20 anni, i nostri studenti si sono misurati a contatto con opere d’arte di istituzioni laiche e religiose del territorio al servizio del vasto patrimonio della nostra provincia».