Un anno di lavori per valorizzare gli affreschi duecenteschi dell’Aula Picta di Bergamo. Il progetto di restauro interamente sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF

La Diocesi di Bergamo ha presentato il progetto di restauro dell’Aula Picta, il cuore del palazzo medievale che ospiterà il nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi di Bergamo, in Città Alta, tra la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni e l’attuale Curia.

L’Aula Picta, la sala delle udienze del Vescovo di Bergamo, è un capolavoro unico nel contesto dell’arte lombarda del XIII secolo, per la vivacità cromatica, la varietà narrativa e la ricchezza dei dettagli iconografici degli affreschi ma anche per lo stretto legame tra funzione del luogo e soggetti raffigurati, caratterizzati dal linguaggio simbolico tipico dell’epoca.

All’interno della sala è terminato il “cantiere pilota”, avviato nel mese di gennaio 2025, che ha portato al recupero di parte della parete est e che si è rivelato utile a definire i criteri per l’intervento di restauro complessivo, con termine lavori previsto entro il 2026. L’intervento è promosso da Fondazione Adriano Bernareggi e interamente sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF con una donazione di 140 mila euro. La supervisione e la direzione scientifica del cantiere di restauro sono affidate alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia; il restauro è a cura di Villa Restauri di Tiziano Villa, sotto la direzione lavori dell’architetto Giovanni Tortelli dello Studio GTRF di Brescia.

Dal giorno successivo all’inaugurazione del nuovo Museo Diocesano, fissata per sabato 27 settembre 2025, i visitatori che transiteranno all’interno dell’Aula Picta potranno ammirare i dipinti già restaurati e osservare da vicino il lavoro dei restauratori: un’opportunità per conoscere non solo la storia degli affreschi, del Palazzo e del contesto storico-culturale a cui risale, ma anche il percorso di valorizzazione intrapreso da Fondazione Adriano Bernareggi.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF ha sostenuto con convinzione il restauro dell’Aula Picta, con l’obiettivo di restituirla alla fruizione pubblica. In accordo con la Diocesi di Bergamo ogni prima domenica del mese, in coincidenza con l’ingresso gratuito ai musei statali, l’accesso all’Aula Picta sarà libero e gratuito per tutti.

Don Davide Rota Conti, direttore Museo Diocesano Adriano Bernareggi: «L’Aula Picta è senza dubbio il luogo più bello dell’antico Palazzo del Vescovo di Bergamo: grazie ai preziosi affreschi è un “gioiello” artistico, storico e architettonico che la Diocesi ha voluto valorizzare con un lungo e attento intervento di recupero. Un impegno che potranno toccare con mano anche i visitatori del nuovo Museo Diocesano, di cui l’Aula Picta è il cuore pulsante: grazie al cantiere in corso il pubblico potrà ammirare dal vivo il lavoro dei restauratori sulla sala. È anche questo un modo per rendere i visitatori partecipi dei lavori di valorizzazione legati al nuovo Museo Diocesano, un Museo della Diocesi per la comunità».

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF: «Fin dalla sua nascita, nel 1991, Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF sostiene le iniziative di conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio, oggi insieme ad Intesa Sanpaolo. È un investimento non solo sulle strutture e sui beni, ma soprattutto sulla bellezza, sulla memoria e sulla tradizione di un’intera comunità. L’Aula Picta, con le sue peculiari caratteristiche, porterà i visitatori a viaggiare nella Bergamo del Medioevo, aiutandoli così a comprenderne le radici storiche, sociali e religiose. Il nostro impegno è quello di offrire a tutta la comunità la possibilità di accedere liberamente alla bellezza dell’arte».

L’AULA PICTA

L’Aula Picta, dal latino “sala dipinta”, è la sala delle udienze del Vescovo di Bergamo in epoca medievale, interamente decorata con affreschi realizzati nel XIII secolo. Un tempo in cui il Vescovo rappresentava non solo la massima autorità spirituale della città, ma deteneva anche il potere giudiziario e politico. Era l’epoca precedente alla nascita dei comuni, quella del vescovo-conte, del vescovo-giudice. In questo contesto, l’Aula Picta era un luogo in cui si redigevano e validavano documenti legati a proprietà e possedimenti, in cui si amministrava la giustizia, ma era anche un luogo di incontro, di dialogo tra le corporazioni e uno spazio in cui sanare i contrasti tra le diverse fazioni della città, un luogo dunque dalla finalità anche “diplomatica”.

A rendere unici gli affreschi di questa sala nel contesto del panorama pittorico del Duecento è l’associazione tra la particolare funzione del luogo e le raffigurazioni del ciclo pittorico, che accostano scene della vita di Cristo con elementi escatologici (legati, cioè, alla fine dei tempi) e richiami al tema della giustizia. Così l’Aula Picta esprime il desiderio della Chiesa medievale bergamasca di promuovere un buon governo della città, ispirato ai principi evangelici.

L’autore degli affreschi è anonimo, così come non si conosce con precisione la datazione dei dipinti: l’arco temporale stimato dagli studiosi è quello della seconda metà del Duecento.

IL PROGETTO DI RESTAURO

L’architetto Mara Micaela Colletta e la dott.ssa Silvia Massari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, che seguono passo passo il progetto di restauro, così lo descrivono: «Testimonianza di importante rilievo nell’ambito della pittura lombarda del Duecento, l’Aula Picta della Curia di Bergamo mostra, nei temi iconografici proposti, la sua funzione di raccordo tra lo spazio sacro della Basilica e quello politico del Palazzo vescovile, che unisce anche dal punto di vista architettonico. All’esteso ciclo pittorico dedicato alla vita di Cristo, si affiancano infatti immagini di carattere profano, probabile riferimento all’originaria funzione amministrativa e giuridica dell’ambiente, oltre a un campionario di bizzarre figure deformi che ritornano sia nei medaglioni della parte mediana delle pareti che nel fregio continuo alla sommità. Le vicende conservative dei dipinti murali sono solo in parte ricostruibili: dalla loro riscoperta, negli anni Trenta del Novecento, durante i lavori diretti da Luigi Angelini, i dipinti hanno subito almeno tre interventi di restauro. Il primo, nel 1938, venne affidato al pittore-restauratore Arturo Cividini che tentò di restituire leggibilità alle immagini dipinte, fortemente deteriorate in seguito all’intervento di rimozione degli scialbi sovrammessi, con estese ricostruzioni pittoriche di fantasia, che vennero poi parzialmente rimosse durante il successivo intervento di restauro eseguito da Pinin Brambilla Barcilon negli anni Settanta. Con il terzo intervento, eseguito all’inizio degli anni Duemila, si decise di rimuovere tutti i precedenti interventi ricostruttivi, compresi quelli da considerare ormai storicizzati, per sostituirli con un’estesa reintegrazione a tratteggio, tecnica messa a punto dall’Istituto Centrale per il Restauro negli anni Quaranta del Novecento per l’integrazione pittorica, circoscritta, delle lacune. Il tratteggio venne qui eseguito su tutte le abrasioni della pellicola pittorica, attuando numerosi ripristini arbitrari di elementi figurativi in assenza totale di elementi e nessi attendibili a guidare l’operazione. L’ampia reintegrazione a tratteggio celò tuttavia le poche tracce di policromia superstite, inducendo una percezione falsamente uniformante della superficie pittorica e nascondendo alcuni dettagli figurativi originali che è stato possibile far riemergere durante il cantiere pilota di restauro attualmente in corso, condotto dalla Curia di Bergamo e affidato al restauratore Tiziano Villa, grazie a un’attenta operazione di pulitura. In fase di cantiere pilota, si è deciso pertanto di rimuovere integralmente la reintegrazione a tratteggio eseguita nel 2002 per sostituirla con un intervento che si propone di essere più rispettoso del tessuto pittorico originale e delle condizioni conservative dei dipinti. In accordo con la Soprintendenza, si è scelto di adottare una modalità di reintegrazione più consona ed equilibrata, lavorando a velatura, sottotono e non a colore, in modo da smorzare l’emergenza visiva delle lacune, e permettere allo sguardo di intuire le forme originarie delle immagini dipinte, senza la necessità di intervenire in modo ricostruttivo. I funzionari della Soprintendenza sono stati costantemente presenti in cantiere per fornire le direttive necessarie all’esecuzione delle delicate operazioni di restauro. Oltre al restauro dei dipinti medievali è previsto anche il riordino delle ampie porzioni di intonaci trattati a “neutro” dal Cividini negli anni Trenta, che si presentano attualmente molto annerite e necessitano di un intervento di pulitura per poter meglio dialogare con i dipinti restaurati».

Il CICLO PITTORICO: LA VITA DI CRISTO, LA GIUSTIZIA E LA “RUOTA DELLA FORTUNA”, SANT’ALESSANDRO E I VESCOVI NARNO E VIATORE

La vita di Cristo – sul registro mediano delle pareti – è raffigurata nei suoi episodi principali, alcuni pressoché irriconoscibili a causa dei danni del tempo: se ben visibili sono l’Annunciazione e la Natività (con richiami all’Ultima Cena e alla Passione) e Cristo davanti a Pilato, si può solo intuire la presenza della scena del Rinnegamento di Pietro, di Giuda Impiccato, della Derisione di Cristo, di Crocifissione, Resurrezione e discesa al Limbo. Segue una successione di temi escatologici: due figure simmetriche di Cristo in mandorla e della Seconda parusia (il ritorno di Gesù alla fine dei tempi che precede il Giudizio Universale), dove è visibile l’elemento della spada (in bocca a Cristo) come strumento di giustizia, con cui dividere giusti e colpevoli, l’arcangelo Michele che pesa le anime, la Fenice che rappresenta la resurrezione della carne ed è immagine simbolica di Cristo.

Il linguaggio di riferimento con cui leggere gli affreschi è quello simbolico tipico dell’età medievale, per cui non mancano elementi irrazionali e lontani dalla cultura moderna. Da questo punto di vista, uno spazio consistente è dedicato al tema della fortuna: anticamente impersonificato da una dea dispensatrice di felicità terrena e condannata dai Padri della Chiesa, nel medioevo è recuperato come mito rappresentato dall’immagine di una ruota che gira incessantemente, paradigma della caducità umana. La Ruota della Fortuna dipinta all’interno dell’Aula Picta presenta, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, altrettante condizioni umane che si alternano al girare della ruota e dunque del tempo. “Leggendo” l’affresco in senso orario la figura regale che troneggia alla sommità della ruota (dove campeggia la scritta latina “Regno”) prima o poi prenderà il posto di chi, aggrappato a testa in giù, non può che rimpiangere i tempi andati (“Regnavi”, “ho regnato”). Schiacciato dal peso della fortuna, alla base della ruota è appeso chi ormai non ha più nulla (“Sum sine regno”, “sono senza regno”). L’ottimismo, invece, pervade la figura in ascesa (“Regnabo”, regnerò). Apparentemente estranea all’allegoria della ruota, la sottostante coppia di uccelli, specularmente protesa verso una coppa, ne è in realtà il necessario complemento: rappresenta due pavoni che si abbeverano al calice, emblemi di incorruttibilità e immortalità, dell’eterna beatitudine celeste da contrapporre alla fugace felicità terrena, alle alterne vicende umane simboleggiate dalla ruota in perenne movimento. L’ipotesi è che il vescovo-giudice-conte, durante i dibattimenti sedesse proprio sotto l’immagine di Cristo giudice e accanto a San Michele, con gli imputati o i contendenti di fronte a lui in corrispondenza delle storie della Passione e accanto alla Ruota della Fortuna, a rammentargli di considerare, nell’esercizio del suo compito, quanto effimera sia la sovranità data da ricchezza, gloria e potere e quanto necessario sia invece un punto di appoggio più solido, dato solo da Dio. All’interno dell’Aula Picta non mancano immagini decorative e antropomorfe, con un alto zoccolo riccamente ornato e il sorprendente fregio continuo abitato da una variegata popolazione di animali domestici, belve e mostri di vario genere provenienti dai bestiari medievali oltre che da elementi vegetali.

Tra i dipinti più significativi della sala, per il buono stato di conservazione e l’importanza dei soggetti rappresentati, all’interno di una bifora rientrante nel muro, ci sono le effigi dei tre fondatori della chiesa bergamasca, nel IV secolo: il patrono e martire Sant’Alessandro, e i primi due vescovi, Narno e Viatore.

IL NUOVO ‘MUSEO DIOCESANO ADRIANO BERNAREGGI’ DI BERGAMO

Sabato 27 settembre 2025 la Diocesi di Bergamo apre le porte del nuovo ‘Museo Diocesano Adriano Bernareggi’ di Bergamo, nel cuore di Città Alta, all’interno dell’antico Palazzo episcopale di cui il cuore monumentale è rappresentato dall’Aula Picta. Il taglio del nastro sarà accompagnato da una grande festa aperta alla città in piazza Duomo. Il Museo Diocesano torna sul colle di San Salvatore, dove fu inaugurata la sua prima sede nel 1961. Su una superficie espositiva di oltre 900 metri quadrati troveranno sede 60 opere d’arte, distribuite in dieci sale su due piani. Si tratta di dipinti, sculture e oggetti preziosi risalenti ad un periodo che va dal ‘300 al ‘900: dalla scultura medievale a Lorenzo Lotto e Andrea Previtali, da Giovan Battista Moroni a Carlo Ceresa ed Evaristo Baschenis (XV-XVIII secolo), fino all’omaggio novecentesco a Manzù e Scorzelli. A queste esposizioni si aggiungono opere provenienti da alcune parrocchie della Diocesi, che saranno esposte temporaneamente, rendendo il nuovo Museo punto di riferimento e luogo di ricomposizione e narrazione del ricco patrimonio artistico custodito nelle chiese del territorio. Oltre alle sale espositive, il Museo offrirà spazi per conferenze e per attività educative, e una sala multimediale dedicata al racconto dello sviluppo architettonico di piazza Duomo e degli edifici che la circondano. Ma il nuovo Museo sarà molto più che uno spazio espositivo: si configura come un vero e proprio itinerario che unisce sin d’ora l’antico Palazzo vescovile (con l’Aula Picta), il Battistero trecentesco, i resti dell’antica Cattedrale paleocristiana (oggi ‘Museo dell’’Antica Cattedrale’) e, in futuro, anche l’area archeologica del Tempietto romanico di Santa Croce, posto tra il nuovo Museo e la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è in corso una campagna di scavo, condotta dalla Soprintendenza. Chiude idealmente il percorso l’Oratorio di San Lupo situato in via San Tomaso, in Città Bassa, dedicato all’arte contemporanea. Un museo diffuso, quindi, che invita a compiere un percorso storico e geografico dedicato alla Chiesa di Bergamo. Un biglietto unico consentirà ai visitatori di conoscere tutti questi luoghi, in un viaggio che abbraccia oltre 1700 anni di storia.

“Prendersi cura. Nuovi bisogni, nuove risposte”: al via la rassegna “Comunità in dialogo” di Fondazione Banca Popolare di Bergamo e Intesa Sanpaolo per promuovere la cultura del dono

«Non basta elargire il dono. Occorre promuovere la cultura del dono nella comunità di riferimento». È da questa consapevolezza, espressa dal presidente di Fondazione Banca Popolare di Bergamo Armando Santus, che nasce il ciclo di incontri “Comunità in dialogo. Dati, esperienze, visioni”, promosso da Fondazione BPB in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Tre appuntamenti con voci autorevoli e dal profilo diverso per esplorare il valore che economia e finanza possono generare quando mettono al centro la persona e il bene comune. Un percorso tra dati, esperienze e visioni – come cita il titolo scelto – per leggere il presente e immaginare il futuro di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo diventa Ente Filantropico. Si rafforza così l’impegno della Fondazione nella promozione della solidarietà e dello sviluppo del territorio bergamasco attraverso iniziative benefiche, culturali, socioassistenziali, di tutela del patrimonio locale e dell’arte, avviato nel 1991 per iniziativa dell’allora Banca Popolare di Bergamo e che continua, oggi, insieme a Intesa Sanpaolo, e per celebrare al meglio questo importante momento della storia dell’ente promuove, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, la rassegna di tre incontri aperta alla città. Il primo appuntamento, ospitato nella sede di Fondazione BPB e di Intesa Sanpaolo di viale Roma, ha affrontato il tema della persona e della cura, con un titolo che è già un programma: ‘Prendersi cura. Nuovi bisogni, nuove risposte’. Un incontro che ha voluto esplorare come economia, finanza, impresa e mondo sociale possano concorrere alla costruzione di una comunità più giusta e inclusiva, secondo una logica generativa condivisa anche dalla sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, intervenuta in apertura.

A guidare la riflessione iniziale l’economista Giovanni Foresti, Head of Regional Research di Intesa Sanpaolo, che ha delineato un quadro fatto di sfide urgenti: aumento delle disuguaglianze, povertà diffusa anche tra i lavoratori, giovani “Neet”, squilibri demografici e crescente vulnerabilità sociale. Poi, la conversazione, moderata da Alberto Ceresoli, direttore de L’Eco di Bergamo, ha coinvolto don Roberto Trussardi direttore della Caritas diocesana, Giovanna Ricuperati presidente di Confindustria Bergamo, e Francesco Locati direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII.

L’urgenza emersa non è soltanto economica: riguarda la qualità della relazione, la dignità abitativa, l’ascolto attivo delle nuove povertà materiali, culturali e spirituali. Come ha ribadito don Trussardi: “La comunità di relazione parte dagli ultimi e li reinserisce. Non basta dare un pacco di pasta”. A richiamare l’intervento delle imprese è stata Ricuperati: “Ognuno deve fare bene la propria parte, anche sul piano della produttività e del benessere delle persone”. E Locati ha ricordato la necessità di riformare l’approccio alla cura, rafforzando la sanità di prossimità, in rete con la comunità.

“Comunità in dialogo” si propone così non solo come spazio di confronto, ma come laboratorio permanente di idee, in grado di attivare alleanze tra mondo pubblico e privato, tra istituzioni e cittadinanza. Appuntamento al secondo incontro della rassegna, dal titolo ‘Territorio e visione. Generare futuro insieme’, giovedì 18 settembre 2025, con Sergio Cavalieri Rettore Università degli studi di Bergamo, Gen. D. Cosimo Di Gesù Comandante Accademia Guardia di Finanza di Bergamo, Fabio Bosatelli Presidente Gewiss Spa, Roberta Frigeni Direttrice Museo delle Storie di Bergamo.

L’ingresso è libero e gratuito, previa registrazione online su eventbrite (link: https://bit.ly/3Sy93sP) raggiungibile anche dal sito fondazionebpb.it/eventi

 

18 giugno/18 settembre/23 ottobre 2025: ‘Comunità in dialogo. Dati, esperienze, visioni’

Fondazione Banca Popolare di Bergamo è diventata Ente Filantropico. Si rafforza così il nostro impegno nella promozione della solidarietà e dello sviluppo del territorio bergamasco attraverso iniziative benefiche, culturali, socioassistenziali, di tutela del patrimonio locale e dell’arte, avviato nel 1991 per iniziativa dell’allora Banca Popolare di Bergamo e che continua, oggi, insieme a Intesa Sanpaolo.

Per celebrare insieme questa importante tappa della nostra storia, Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF promuove, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, la rassegna ‘Comunità in dialogo. Dati, esperienze, visioni’: tre appuntamenti con voci autorevoli per esplorare il valore che economia e finanza possono generare quando mettono al centro la persona e il bene comune.

IL PROGRAMMA

Mercoledì 18 giugno 2025 ore 18:  ‘Prendersi cura. Nuovi bisogni, nuove risposte’.

Con don Roberto Trussardi, Direttore Caritas Bergamasca; Giovanna Ricuperati, Presidente Confindustria Bergamo; Francesco Locati, Direttore Generale ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Giovedì 18 settembre 2025 ore 18: ‘Territorio e visione. Generare futuro insieme’.

Con Sergio Cavalieri, Rettore Università degli studi di Bergamo; Gen. D. Cosimo Di Gesù, Comandante Accademia Guardia di Finanza di Bergamo; Fabio Bosatelli, Presidente Gewiss Spa; Roberta Frigeni, Direttrice Museo delle Storie di Bergamo.

Giovedì 23 ottobre 2025 ore 18: ‘Valore comune. La Finanza al servizio della comunità’.

Introduce Giovanni Bazoli, Presidente emerito Intesa Sanpaolo.

Con S.E. Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo; Paolo Maria Grandi, Consigliere Intesa Sanpaolo e Presidente Comitato Governance.

Ciascun incontro è moderato da Alberto Ceresoli, Direttore de L’Eco di Bergamo, e si apre con l’intervento di Giovanni Foresti, Head of Regional Research Intesa Sanpaolo.

Gli incontri si tengono in Sala Funi – sede Intesa Sanpaolo di Bergamo e Fondazione Banca Popolare di Bergamo, in viale Roma 2 –, e si concludono con un momento conviviale nel vicino Chiostro di Santa Marta.

L’ingresso è libero e gratuito, previa registrazione online al seguente link: https://bit.ly/3Sy93sP

Fondazione BPB, 85 mila euro per il Sociale

Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha approvato un nuovo pacchetto di contributi per sostenere situazioni di vulnerabilità in città e in provincia. Sono 85 mila euro i fondi messi a disposizione delle associazioni del Terzo Settore per progetti destinati, in particolare, a famiglie e persone in difficoltà.

L’assistenza sociale e sociosanitaria rappresenta da sempre uno degli ambiti prioritari d’intervento della Fondazione, che negli anni ha tradotto questo impegno in numerosi contributi a enti religiosi, fondazioni e associazioni attive sul territorio, impegnate quotidianamente nell’offrire servizi essenziali a chi vive condizioni di disagio o marginalità.

Con i nuovi stanziamenti, la Fondazione rinnova un impegno avviato oltre trent’anni fa, e che oggi continua con determinazione al fianco di Intesa Sanpaolo.

I CONTRIBUTI APPROVATI NEL DETTAGLIO

• 20.000 euro per la realizzazione di un ambulatorio di assistenza, anche domiciliare, per persone fragili nel quartiere Loreto di Bergamo, in memoria di Gino Frigerio.

• 10.000 euro all’Opera Padre Alberto Beretta – Convento dei Frati Minori Cappuccini di Bergamo per il sostegno alla mensa dei poveri.

• 8.000 euro alla Struttura Semplice di Medicina Materno Fetale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, per l’acquisto di una nuova sonda ecografica.

• 3.000 euro al Comune di Ubiale Clanezzo, per il sostegno alla spesa sociale (assistenza educativascolastica, rette per centri diurni per disabili e affidi).

• 5.000 euro alla Fondazione Diakonia onlus di Bergamo, per il supporto a famiglie in difficoltàattraverso la copertura di costi educativi, utenze, generi alimentari e materiale scolastico.

• 5.000 euro all’Associazione Autismo è… di Brembate di Sopra, per attività ludiche, motorie e diautonomia nel periodo estivo post-scolastico rivolte a bambini tra i 4 e i 10 anni con diagnosi diautismo.

• 1.000 euro all’Associazione Mosaico Cooperativa Sociale per il progetto “Orto al fresco”, che prevede l’allestimento di un’area agricola all’interno del carcere di Bergamo.

• 5.000 euro alla NO.MA Sport ASD di Almenno San Salvatore, per l’organizzazione di camp estivi inclusivi, dedicati a giovani con disabilità, incentrati sullo sport e sull’uso della bicicletta.

• 5.000 euro all’Associazione Amiche per Mano di Bergamo per l’avvio di un percorso annuale di fisioterapia personalizzata per donne operate di tumore al seno.

• 5.000 euro all’Associazione MT 25 di Bergamo per il sostegno a famiglie in difficoltà economica attraverso la distribuzione gratuita di eccedenze alimentari.

• 5.000 euro all’Associazione Incontraredona APS di Bergamo, per il potenziamento della web radio del quartiere Redona, come strumento di espressione per persone fragili, associazioni e artisti emergenti.

• 3.000 euro all’Associazione Antares onlus per il progetto “Bookpass – Cartoleria solidale”, a sostegno del diritto allo studio per bambine, bambini e adolescenti provenienti da famiglie in difficoltà.

• 10.000 euro all’Associazione Italiana Persone Down – Sezione di Bergamo, per percorsi di autonomia destinati a ragazze e ragazzi con sindrome di Down, con esperienze pratiche nei settori della ristorazione, dell’estetica e dell’agricoltura, affiancate da momenti formativi in aula.

Armando Santus presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Con questi nuovi interventi, il Consiglio di amministrazione della Fondazione Banca Popolare di Bergamo rinnova il proprio impegno a favore delle persone più vulnerabili e delle realtà del Terzo Settore che operano ogni giorno, con competenza e dedizione, per migliorare la vita di chi si trova in difficoltà. È un impegno che affonda le radici in oltre trent’anni di storia, e che oggi prosegue con determinazione al fianco di Intesa Sanpaolo. Accanto all’attenzione per la cultura, la formazione, la ricerca scientifica e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico, la dimensione sociale resta per noi prioritaria. Vogliamo continuare a essere una presenza discreta, concreta e solidale nel tessuto della nostra comunità, sostenendo iniziative capaci di promuovere l’inclusione, l’emancipazione e la partecipazione attiva alla vita collettiva».

Presentato il volume “Un taccuino per la Resistenza. Betty Ambiveri e le altre, 1944-1945”, a cura del Museo delle storie di Bergamo e sostenuto da Fondazione BPB

Alla presentazione, nella Sala Capitolare del Convento di San Francesco a Bergamo, del volume “Un taccuino per la Resistenza. Betty Ambiveri e le altre, 1944-1945”, il primo della nuova collana editoriale ‘Mille storie’, curata e realizzata dal Museo delle storie di Bergamo pubblicata da Nomos Edizioni.
 Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha sostenuto l’avvio della nuova iniziativa editoriale, che ha come obiettivo la valorizzazione del ricco patrimonio di archivi e collezioni del Museo, a partire da una varietà di fonti – fotografie, oggetti e documenti – per realizzare approfondimenti storici di taglio divulgativo. Ogni numero della nuova collana rileggerà la storia italiana dell’Otto e del Novecento a partire da un oggetto delle collezioni del Museo delle storie.
Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Questo progetto rappresenta un passo fondamentale nella valorizzazione della memoria storica locale e nazionale. Con questa nuova collana editoriale, Mille storie, il Museo delle storie riesce ancora una volta a rendere viva e tangibile la grande Storia attraverso oggetti e testimonianze del quotidiano, interpretando così un patrimonio culturale prezioso, che rischierebbe altrimenti di restare lontano dalla nostra memoria e dal nostro presente».
Il volume è già disponibile presso il bookshop del Museo e, a partire dal 24 aprile, su nomosedizioni.it e in alcune librerie del territorio.

Terminato il restauro del grande dipinto ‘Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna’ di Camillo Procaccini, nella Basilica di Santa Maria Maggiore

Torna a splendere il grande dipinto di Camillo Procaccini Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna (olio su tela, cm 880×380), dopo un importante intervento di restauro promosso da Fondazione MIA con il contributo di Fondazione Banca Popolare di Bergamo.

L’opera, realizzata alla fine del Cinquecento, impreziosisce la parete absidale della Basilica di Santa Maria Maggiore, al di sopra del Coro dei Laici intagliato da Giovanbattista Capoferri su disegno di Lorenzo Lotto, anche quest’ultimo oggetto di un monumentale restauro, concluso in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Un ulteriore e fondamentale tassello che si aggiunge all’ampio piano di valorizzazione del prezioso monumento, che vede anche il recupero delle vetrate con ripristino e automazione dei tendaggi dell’abside.

I lavori sul dipinto di Camillo Procaccini, avviati nel marzo 2024, sono stati eseguiti dallo studio bergamasco Sesti Restauri di Delfina Fagnani, già intervenuto su altre opere di Camillo Procaccini: Madonna con Bambino in trono tra i SS. Pietro e Antonio Abate e Angeli Santi (olio su tela, cm 300×190, Basilica di San Marco, deposito dalla Pinacoteca di Brera, Milano) e Santa Veronica (olio su tavola, cm 271×150, Certosa di Pavia).

Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha contribuito al restauro con un contributo di 35 mila euro, a fronte di un investimento totale di 73 mila euro.

La grande tela, realizzata alla fine del Cinquecento, raffigura gli apostoli, avvolti da abbondanti e plastici panneggi, raccolti intorno al sepolcro vuoto di Maria. Secondo la tradizione cristiana la Vergine non sarebbe morta ma, dopo essersi addormentata, sarebbe stata assunta in Cielo in anima e corpo. L’Assunzione in cielo di Maria, a cui è dedicata la Basilica e celebrata il 15 agosto, è una delle solennità (insieme a quella dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre), che richiama il maggior numero di fedeli bergamaschi nella Basilica, edificata in epoca medievale.

LA STORIA E IL RESTAURO

La tela di Camillo Procaccini raffigurante Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna viene restituita ad un ritrovato splendore grazie a un restauro che ha unito conservazione e conoscenza del processo creativo dell’artista.

Dipinto a fine Cinquecento nel momento di massimo successo dell’artista emiliano a Milano – dove stava lavorando anche alle ante degli organi del Duomo – il grande telero bergamasco fu affidato a Camillo Procaccini su incarico dei Reggenti della Misericordia Maggiore, che lo vollero quale “miglior pittore della città”. L’opera, pensata in dialogo con l’Assunta affrescata due anni prima da Giovan Paolo Cavagna nella parte superiore dell’abside, rappresenta un esempio straordinario della moderna riforma di stile di cui Camillo Procaccini fu promotore, e che guiderà molti artisti lombardi di primo Seicento.

Il tempo non è stato clemente con questo capolavoro: nel corso dei secoli sul telero – originariamente privo di telaio di sostegno e inchiodato direttamente al muro su fasce lignee – sono stati ripetutamente affrontati problemi sia strutturali che estetici: a tutt’oggi l’ultimo rintelo (Fumagalli, 1851) garantisce l’adesione degli strati pittorici alla tela, seppur denunciando deformazioni e rilasciamenti tessili; mentre l’intero manto pittorico era gravato da pesanti strati polverosi, imbrunimenti di vecchi protettivi e diffusissimi e sovrapposti ritocchi pittorici precedenti (ultimo Steffanoni, 1958) che risarcivano numerosi tagli e lacerazioni.

Per il recente restauro, condotto senza la possibilità di smontare l’opera dalla parete, si sono adottate strategie funzionali all’azione diretta sul fronte dell’opera, che hanno previsto anche l’utilizzo di piccole tavole a bassa pressione al fine di migliorare il grado di tensione delle tele ed attenuare le deformazioni presenti. In seguito ad un’ampia campagna diagnostica finalizzata alla conoscenza dello stato di conservazione e della tecnica esecutiva, le graduali fasi di pulitura del manto pittorico – concordate con il Soprintendente di Brescia Angelo Loda – hanno fatto riaffiorare non solo la brillantezza dei colori originali ma anche particolari salienti riguardanti la revisione di un apostolo inginocchiato e di un intrigante volto di un dodicesimo apostolo, riscontrabili peraltro in due disegni preparatori dell’artista oggi conservati rispettivamente in un museo di Cleveland e uno di Berlino.

Riaperto il sipario sulle potenti e sfolgoranti cromie originali, sono riemersi i danni provocati non solo dalle numerosissime perdite di colore ma anche da significative abrasioni e colature pregresse che, sempre in stretto dialogo con la Direzione lavori, sono state progressivamente risarcite pittoricamente riconferendo unità di lettura al racconto dell’artista.

Il restauro ha così restituito non solo un capolavoro alla sua città, ma anche uno spaccato vivo e pulsante della pittura del primo Seicento lombardo, riportando alla luce l’intensità cromatica e il linguaggio innovativo di uno dei suoi grandi protagonisti.

UN’OPERA RITROVATA, UNA SERATA PER COMPRENDERLA

Dopo il restauro, un’occasione per approfondire il significato artistico e religioso del grande dipinto di Camillo Procaccini nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Martedì 20 maggio 2025 alle ore 20.30, il priore don Gilberto Sessantini e la restauratrice Delfina Fagnani dialogano sul tema Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna di Camillo Procaccini: l’assunzione di Maria tra dogma ed estetica.

La serata, aperta alla cittadinanza, è ad ingresso libero e gratuito.

LE DICHIARAZIONI

Fabio Bombardieri presidente Fondazione MIA: “Il restauro si inserisce in un ampio progetto di recupero del prezioso patrimonio della Basilica di Santa Maria Maggiore, che la Fondazione sta attuando e che vedrà numerosi interventi volti alla valorizzazione di questo luogo, per la promozione della cultura e del territorio. Dopo l’imponente recupero del Coro ligneo di Lotto e Capoferri, ritorna alla sua originaria bellezza il grande dipinto di Camillo Procaccini che segue la forma concava dell’abside e che, oggi, rinnovato, esalta ulteriormente la magnificenza e la solennità di questo luogo della Basilica. Un ringraziamento a Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che non fa mai mancare il suo supporto per la cura della Basilica, alla restauratrice Fagnani e al Soprintendente di Brescia, Angelo Loda, per aver eseguito e seguito con rigore professionale e grande passione il restauro di questo capolavoro dell’arte”.

Elena Carnevali sindaca Comune di Bergamo: “Sono molto riconoscente per l’attenzione e la cura che Fondazione MIA dedica alla Basilica di Santa Maria Maggiore, luogo simbolico e identitario della nostra città, custodito con competenza e responsabilità. Questo nuovo intervento sul dipinto di Camillo Procaccini si inserisce in un percorso di valorizzazione che sta restituendo alla “Cappella della Città” la sua piena bellezza. Un ringraziamento speciale va anche alla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che ancora una volta ha scelto di accompagnare con generosità questo impegno, confermando un legame profondo con la città e il suo patrimonio. Desidero infine esprimere gratitudine alla restauratrice Delfina Fagnani e al soprintendente Angelo Loda, con i quali si conferma una collaborazione solida e proficua: il loro lavoro, sempre rigoroso e appassionato, è un valore per tutta la comunità. Investire nella conservazione e nella valorizzazione della nostra storia è un modo autentico di guardare al futuro”.

Armando Santus presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: “Resta alta l’attenzione della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, insieme a Intesa Sanpaolo, per la Basilica di Santa Maria Maggiore, autentico scrigno d’arte nel cuore di Città Alta. Il restauro del grande dipinto di Camillo Procaccini non rappresenta solo un intervento dal valore artistico in sé, volto a restituire alla tela la luminosità originaria delle sue pitture, ma si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione dello spazio absidale della chiesa, che ha già visto il recente restauro del Coro. Si tratta di opere diverse, ma tra loro collegate, che permettono ai visitatori di approfondire sempre di più la conoscenza dell’arte e della storia della Basilica, e quindi della città di Bergamo”.

Delfina Fagnani Sesti Restauri: “È sempre una preziosissima occasione di studio e conoscenza poter operare su manufatti di così alto valore artistico, sono quindi grata per la fiducia e la generosità riservatemi dalle Fondazioni MIA e Banca Popolare di Bergamo. Contribuire con i nostri interventi – in stretto dialogo con la Soprintendenza – alla sopravvivenza fisica ed estetica dei beni che costituiscono le nostre memorie comporta un costante senso di responsabilità, del quale, nonostante la quarantennale esperienza, continuo a sentire il peso in ogni anche minima fase e decisione operativa finalizzata al recupero conservativo e della capacità dell’opera di tornare a trasmettere interamente il proprio messaggio, e nel caso di questo racconto “dimezzato” degli Apostoli intorno al sepolcro vuoto di Maria, gli effettivi intenti pittorici del grande artista parmense”.

Nuovi spazi per persone con autismo all’Istituto Palazzolo di Grumello del Monte

Sta prendendo forma il progetto ‘Una Casa per Te’, promosso dall’Istituto delle Suore Poverelle – Istituto Palazzolo.

L’iniziativa prevede la riorganizzazione della RSD di Grumello del Monte (BG) e la realizzazione di spazi ed attrezzature per l’accoglienza e la promozione del benessere di persone con disturbi dell’autismo grave, con due nuovi spazi dedicati alle attività educative e al tempo libero la cui fase di lavori si è conclusa e che sono quindi pronte per essere utilizzate dai residenti dell’Istituto.

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo l’Istituto Palazzolo ha organizzato oggi una visita ai nuovi spazi, a cui ha partecipato Rossella Leidi, vicepresidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha finanziato con 25 mila euro la realizzazione di una stanza multisensoriale (stanza snoezelen), progettata per favorire il rilassamento e la comunicazione tra le persone e ridurre gli stati di angoscia e di aggressività. Uno spazio terapeutico che stimola i cinque sensi tramite effetti luminosi, suoni, musiche e profumi controllati.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene ‘Casa del Melograno’, a Bolgare: un minibus per i cinque minori provenienti da situazioni familiari difficili

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene l’Associazione ‘Casa del Melograno’ di Bolgare con un contributo di 15 mila euro destinato all’acquisto di un minibus per minori con situazioni familiari difficili.

‘Casa del Melograno’ è un’associazione senza scopo di lucro nata nel 2019 per sostenere l’apertura di una Casa-famiglia in cui accogliere minori provenienti da situazioni di momentanea difficoltà familiare. Bambini e ragazzi da tutta Italia, per cui i Tribunali dei Minori stabiliscono l’allontanamento dal nucleo familiare d’origine, su decisione dei Servizi Sociali trovano qui una casa e soprattutto una famiglia in cui costruire una vita nuova. Il progetto, nato dalla scelta di Massimiliano De Filippis e della moglie di allargare la propria famiglia ad altri, conta oggi cinque giovani ospiti accompagnati anche da due educatrici professioniste.

«Siamo una famiglia affidataria da anni – spiega Massimiliano de Filippis, responsabile dell’Associazione ‘Casa del Melograno’ – Per me e mia moglie, che già avevamo cinque figli, l’inizio di tutto è stata la disponibilità ad accogliere altri minori per dare loro amore, un posto sicuro e anche delle semplici regole, per permettere loro di ricostruire la propria vita. Con il tempo ci siamo resi conto che sono davvero numerosi i bambini e le bambine che hanno questo tipo di bisogno, un bisogno che ci ha interpellato e che ha fatto maturare in noi l’idea di aprire una Casa-famiglia. Le situazioni familiari di provenienza sono spesso gravi: tossicodipendenza, carcere, violenza. I figli arrivano da noi con un progetto promosso dai Servizi sociali per vivere un percorso di cura che in alcuni casi prevede il rientro nella famiglia d’origine, se nel frattempo ne sono maturate le condizioni, ma che in generale lavora molto sull’autonomia dei ragazzi, perché nel futuro devono sapere camminare con le proprie gambe. Il primo ragazzo che abbiamo accolto, alcuni anni fa, è l’esempio per cui non è detto che le condizioni di partenza debbano per forza condizionare la propria vita. L’amore di una famiglia fa rifiorire questi ragazzi: anche lui qui ha ritrovato speranza nel futuro, ed oggi si sta per laureare. Il progetto della Casa-famiglia continua a crescere, e tra le necessità pratiche c’era quella di un minibus: grazie al sostegno di amici e conoscenti, realtà del territorio ed ora del consistente contributo di Fondazione Banca Popolare di Bergamo, sarà possibile rendere più agevoli i nostri spostamenti».

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «La generosità autentica della storia di Casa del Melograno ci ha spinto a sostenere questa straordinaria esperienza di cura e di vicinanza a minori in difficoltà, a favore di bambini e ragazzi che grazie all’amore, all’accoglienza e alla cura familiare possono realmente costruire una vita migliore anche se a partire da situazioni difficili. Fondazione Banca Popolare di Bergamo – oggi insieme ad Intesa Sanpaolo – prosegue così il proprio impegno nel campo dei servizi socioassistenziali in tutta la provincia di Bergamo sostenendo un’iniziativa le cui ricadute vanno ben oltre le mura della Casa-famiglia, vista la stretta sinergia che l’Associazione ha instaurato con i Servizi Sociali del territorio».

Il dipinto “Papa Giovanni XXIII” di Yan Pei-Ming all’Ospedale di Bergamo per altri dieci anni. Rinnovato l’accordo con Intesa Sanpaolo e svelata la nuova targa realizzata dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo

È stato rinnovato oggi l’accordo tra ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Intesa Sanpaolo per l’esposizione in Hospital Street del ritratto “Papa Giovanni XXIII” dell’artista franco-cinese Yan Pei-Ming. All’incontro, svoltosi alla presenza di autorità e personale ospedaliero, presso l’Auditorium “Lucio Parenzan” dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, sono intervenuti Francesco Locati, Direttore Generale ASST Papa Giovanni XXIII, Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici Intesa Sanpaolo, Armando Santus presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo, don Mario Carminati, Vicario Episcopale agli Affari economici e Claudia Terzi, Assessore alle Infrastrutture e Opere pubbliche Regione Lombardia. A sigillo di questa importante proroga, testimonianza del consolidato legame tra sanità, gruppi bancari e cultura, è stata svelata la nuova targa realizzata dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo a corredo al dipinto, che è esposto in Hospital Street, nei pressi dell’ingresso principale, di fronte alla Torre 4.

«Desidero esprimere il nostro più sentito ringraziamento a Intesa Sanpaolo – ha sottolineato Francesco Locati, Direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo – per aver deciso di prolungare la concessione in comodato gratuito all’Ospedale di Bergamo di questa opera d’arte monumentale, che riesce a mescolare tradizione cinese e influenze artistiche occidentali, unendo storia e contemporaneità. Ringrazio anche la Fondazione Banca Popolare di Bergamo per aver promosso il rinnovo dell’accordo. Un ringraziamento speciale anche a Stefano Barrese che ha scelto di venire a vedere di persona l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e incontrare i nostri operatori, le principali autorità cittadine, amici e sostenitori della nostra azienda. Questo gesto rappresenta una generosa collaborazione e un’importante testimonianza di vicinanza e sostegno del nostro ospedale. Il ritratto rappresenta i valori di umanità, speranza e solidarietà che guidano ogni nostra azione».

Ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo: “Essere qui oggi per noi è occasione per ribadire le nostre radici e la nostra vicinanza a questo territorio e alle sue eccellenze. Con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e la Fondazione Banca Popolare di Bergamo condividiamo l’ orgoglio e la responsabilità di essere un’istituzione al servizio delle comunità locali e del Paese. La storica vocazione di Intesa Sanpaolo alle tematiche sociali e culturali e l’attenzione a questi valori si concretizza ogni giorno nel nostro modo di essere la banca di riferimento per famiglie e imprese creando un impatto positivo e inclusivo per lo sviluppo dei territori”.

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha detto: “Un’opera preziosa e coinvolgente, un segno di speranza, come il sentimento che trasmette il volto del Santo Papa Giovanni XIII in chi sosta ad ammirarla. Grazie a Banca Popolare di Bergamo prima e, oggi, ad Intesa Sanpaolo questo splendido dipinto resta nel posto migliore in cui potrebbe stare: l’Ospedale a cui è intitolato, un luogo di vita autentica, di cura e di attese. Sono riconoscente a Intesa Sanpaolo che si è resa disponibile, con attenzione e sensibilità, a garantire questa opportunità per tutta la comunità bergamasca, e non solo”.

Ha aggiunto don Mario Eugenio Carminati, Vicario Episcopale agli Affari economici della Diocesi di Bergamo: «Preziosa opera d’arte, preziosa immagine è quella che è stata ritratta, così come è preziosa la figura e l’opera del Papa Buono che sa ancora attrarre lo sguardo di chi non solo contempla la dimensione estetica, ma riesce ad intravedere “l’Oltre” al quale l’immagine rimanda. Non ci è difficile pensare che tanti non limitino lo sguardo al solo ritratto ma, attraverso questo, sappiano cogliere un timido tentativo di risposta ai grandi interrogati che soprattutto in un luogo come l’ospedale si sollevano. Lo sguardo buono di Papa Giovanni, ci dice che la bontà non solo è virtù da acquisire, ma stile di una vera umanità. Nell’ospedale la bontà si traduce e si rende visibile nel prendersi cura dell’uomo, segnato dalla fragilità della malattia e la cura ha le mille forme di chi professionalmente si preoccupa della medicina e delle conseguenti adatte terapie, come di chi visita e sostiene il malato con le proprie attenzioni. Non ultimo l’immagine stessa sarà capace di offrire quel po’ di sollievo anche a chi porta il peso, la fatica o la preoccupazione per la propria condizione di sofferenza. In un luogo cosi altamente qualificato per esprimere cura e bontà, ha pieno titolo di essere esposta l’immagine del Bergamasco Angelo Roncalli, Papa Giovanni, Papa Buono».

Claudia Terzi, Assessore alle Infrastrutture e Opere pubbliche Regione Lombardia, ha sottolineato: «L’incontro e l’accordo di oggi ci confermano quanto l’arte diventi cura. La cura per gli spazi si traduce nella cura per i pazienti, per le loro famiglie, per il personale sanitario che ogni giorno gravitano al Papa Giovanni. L’arte aiuta a vivere l’ospedale in modo diverso. A immergersi in un momento di bellezza, che può servire per avere uno sguardo altro verso la malattia e la degenza. L’arte si dimostra una medicina dell’anima, che distacca dal quotidiano e ci proietta verso una dimensione di pace interiore, contribuendo a rendere l’esperienza ospedaliera meno preoccupante e più rassicurante. A questo si aggiunge anche l’impegno di Regione Lombardia nel supportare le strutture ospedaliere e dotarle dei servizi adeguati a rispondere alle domande di cura e agevolare il personale sanitario per migliorarne le condizioni di lavoro».

Il 120esimo anniversario del Coro dell’Immacolata di Bergamo

In occasione dei 120 anni della sua fondazione, il Coro dell’Immacolata di Bergamo presenta “Cantate Domino”, tredici appuntamenti, uno per ogni CET – Comunità Ecclesiale Territoriale diocesana, con il patrocinio della Diocesi di Bergamo e il contributo della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che opera insieme ad Intesa Sanpaolo. In programma tredici Elevazioni musicali, espressione coniata da monsignor Egidio Corbetta – che assunse la direzione del coro nel 1955 per cinquant’anni, portandolo ai livelli delle migliori cappelle musicali d’Italia – e dall’allora direttore dell’Oratorio, monsignor Angelo Paravisi.

Il primo appuntamento è per domenica 24 marzo, alle 17.00, presso la Basilica di Sant’Alessandro in Colonna. “Cantate Domino” si concluderà domenica 20 ottobre a Palazzago. Il calendario è disponibile sul sito coroimmacolata.it. I concerti sono diretti dal M° Ivan Zucchetti con l’accompagnamento organistico a cura del M° Fabio Nava. In un viaggio che lo porterà a visitare ognuna delle tredici CET diocesane, il Coro dell’Immacolata coinvolgerà simbolicamente tutta la Diocesi di Bergamo, che è sempre stata accompagnata dalle voci dei cantori. Storicamente, il Coro dell’Immacolata anima la solenne celebrazione delle Ordinazioni presbiterali e tiene il concerto natalizio presso il Seminario cittadino. Nei suoi lunghi anni ha visto essere educati al canto centinaia di bambini e ragazzi; molti uomini adulti gli hanno prestato le loro voci. Da tempi relativamente più recenti anche le donne sono entrate a far parte della grande famiglia del Coro. Molti sacerdoti bergamaschi sono stati formati alla musica da monsignor Corbetta e, dopo di lui, da don Ugo Patti, direttore del coro dal 2005 al 2021 e attuale direttore dell’Ufficio di Musica Sacra della Diocesi di Bergamo.

IL CALENDARIO

Bergamo (24 marzo ore 17, Basilica di Sant’Alessandro in Colonna); Osio Sopra (6 aprile ore 20,45, Chiesa di San Zenone Vescovo); Pagazzano (7 aprile ore 20,45, Chiesa dei Santi Nazario e Celso Martiri); Clusone (21 aprile ore 16, Basilica di S. Maria Assunta e S. Giovanni Battista); Suisio (27 aprile ore 20,45, Chiesa di Sant’Andrea Apostolo); Sarnico (12 maggio ore 17, Chiesa di San Martino Vescovo); Solto Collina (15 giugno ore 20,45, Chiesa di Santa Maria Assunta); Costa Valle Imagna (30 giugno ore 17, Chiesa della Visitazione di Maria Vergine); Piazzatorre (7 luglio ore 16,30, Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo); Leffe (22 settembre ore 16, Chiesa di San Michele Arcangelo); Bagnatica (28 settembre ore 20,45, Chiesa di San Giovanni Battista); Verdello (12 ottobre ore 20,45, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli); Palazzago (20 ottobre ore 16,30, Chiesa di San Giovanni Battista).

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Il 120esimo anniversario della fondazione del Coro dell’Immacolata ha una valenza che va ben oltre i confini della liturgia e della musica sacra. Il Coro è un’istituzione culturale, che per più di un secolo ha accompagnato le bergamasche e i bergamaschi nelle celebrazioni solenni e non, trasmettendo valori fondativi per ogni comunità: l’inclusione, l’unità, l’armonia, la bellezza, la memoria. Perché il Coro esprime la gioia del cantare insieme, ad un’unica voce. Fondazione è lieta di partecipare ai festeggiamenti e augura lunga vita a questa storica istituzione bergamasca».

Ivan Zucchetti, direttore Coro dell’Immacolata: “Il 120esimo anniversario è sicuramente l’occasione per guardare con riconoscenza a chi ha reso il Coro dell’Immacolata un punto di riferimento della Musica Sacra liturgica nella nostra provincia; a noi oggi è affidato il compito di proseguire nel solco della tradizione affrontando le difficoltà che questo settore sta vivendo. Ecco allora che il tour che abbiamo ideato diventa un trampolino di lancio per il futuro, per far sì che questa bella storia possa rinnovarsi e continuare ancora per lunghi anni. Un doveroso ringraziamento alla Fondazione Banca Popolare di Bergamo per aver creduto in questo progetto e nel valore culturale, educativo ed aggregativo che una realtà amatoriale come la nostra riesce ancora oggi ad esprimere».

UN CORO NATO PER RIFONDARE LE ANTICHE SCHOLAE CANTORUM

Il Coro dell’Immacolata ha sede nell’omonimo Oratorio della parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna, dove presta il servizio liturgico. È di Giuseppe Greppi, fondatore di quell’Oratorio nel 1903, l’idea di costituire una scuola di canto, in osservanza del motu proprio sulla musica liturgica “Inter pastoralis officii sollecitudines” di Papa Pio X del 22 novembre 1903, con il quale il Pontefice invitava a rifondare “almeno presso le chiese principali, le antiche Scholæ Cantorum”. Così, nell’aprile del 1904, nasce quello che oggi conosciamo come il Coro dell’Immacolata. Dal 2021 la direzione è affidata al M° Ivan Zucchetti. Il coro è accompagnato all’organo dal Mº Fabio Nava. Oltre alle composizioni dei maestri che si sono succeduti alla direzione del coro, particolare attenzione è dedicata al repertorio gregoriano, alla polifonia rinascimentale e ai grandi compositori dell’epoca ceciliana.