Svelato in piazza Giacomo Carrara il “Grande Cardinale in piedi” di Giacomo Manzù, opera donata da Fondazione Banca Popolare di Bergamo alla città di Bergamo

Il Grande Cardinale in piedi, una delle opere più significative di Giacomo Manzù, è stato svelato oggi in piazza Giacomo Carrara, dove trova la sua collocazione permanente.
L’imponente scultura in bronzo, realizzata tra il 1985 e il 1988, è stata donata alla Città di Bergamo, terra natale dell’artista, dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo – Ente Filantropico: un gesto di mecenatismo che restituisce alla comunità bergamasca uno dei capolavori più intensi del maestro, collocandolo nel cuore del distretto culturale che unisce Accademia Carrara, GAMeC e Museo Diocesano Adriano Bernareggi.

Acquistata dagli eredi Manzù, l’opera proviene da Ardea (Roma), dove lo scultore visse gli ultimi anni della sua vita. È stata collocata nell’area verde lungo il margine sinistro della piazza, tra le sedute esistenti e in prossimità del percorso pedonale principale. La posizione scelta consente una fruizione diretta e raccolta dell’opera, senza compromettere le visuali prospettiche verso l’Accademia Carrara né interferire con i flussi di attraversamento della piazza.

La scelta di questa collocazione valorizza un luogo simbolico, punto d’incontro tra arte classica e moderna, offrendo a cittadini e visitatori l’occasione di ammirare da vicino una delle creazioni più maestose e intense di Manzù.

La cerimonia di svelamento e di consegna simbolica alla città si è svolta alla presenza di Giulia Manzù, presidente della Fondazione Manzù e figlia dell’artista, della sindaca di Bergamo Elena Carnevali, dell’assessore alla Cultura Sergio Gandi e dell’assessore alla Rigenerazione Urbana Francesco Valesini, insieme al presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF Armando Santus.

UNA NUOVA TAPPA PER MANZÙ A BERGAMO

Il Grande Cardinale in piedi (1985–1988, fusione in bronzo) rappresenta una figura monumentale, alta oltre tre metri, avvolta in un piviale stilizzato e con la mitra sul capo. Appartiene alla celebre serie di cardinali e vescovi che Manzù iniziò a scolpire alla fine degli anni Trenta, trasformando l’esperienza diretta della liturgia romana in un ciclo che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita. Quest’opera, in particolare, fu realizzata negli ultimi anni di attività dello scultore (1985–1988). Secondo le ricerche di Barbara Cinelli – storica dell’arte ed esperta di Giacomo Manzù, curatrice del primo catalogo digitale dedicato all’artista –, la scultura nacque dall’assemblaggio – tramite saldature e successiva patinatura – di porzioni fuse dall’artista nella sua fonderia di Campo del Fico. Rimasta a lungo presso gli eredi, oggi arriva nella città natale di Manzù, in una collocazione che ne valorizza il significato artistico e simbolico.

Con questa donazione, Bergamo arricchisce ulteriormente il proprio “museo diffuso” dedicato a Manzù, che già annovera opere come il Monumento al Partigiano in piazza Giacomo Matteotti, gli Amanti nel cortile della GAMeC e il Cardinale nei giardini del Palazzo della Provincia.

Giulia Manzù, figlia dell’artista: “Negli ultimi anni è stata mia intenzione costante riannodare i fili delle radici che legano a Bergamo la figura di mio padre. È dunque con molto orgoglio che con mio fratello Mileto possiamo oggi vedere in un luogo simbolico, tra l’Accademia Carrara e la Galleria d’Arte Moderna, il Grande Cardinale di Giacomo Manzù. Grazie alla donazione di Fondazione Banca Popolare di Bergamo il Grande Cardinale esce dall’atelier di Ardea, dove i miei genitori l’hanno custodito per molti anni, e diviene il simbolo tangibile di un rinnovato legame tra l’artista e la sua città”.

Elena Carnevali, sindaca di Bergamo: “Per la città di Bergamo, il Grande Cardinale in piedi di Giacomo Manzù rappresenta un dono particolarmente prezioso, non solo per il valore artistico intrinseco dell’opera, ma anche per la sua forza evocativa, che continua a parlarci della dimensione interiore dell’essere umano, del potere e della spiritualità. Ringrazio la Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF, il Consiglio di Amministrazione e il suo Presidente Armando Santus per aver consegnato alla città un’opera straordinaria di uno dei massimi interpreti dell’arte del Novecento, che si inserisce pienamente nel percorso a cielo aperto delle sculture di Giacomo Manzù già presenti in diversi luoghi pubblici della nostra città. La collocazione del Grande Cardinale in piedi in piazza Giacomo Carrara porta l’arte nel tessuto vivo della città, permettendole di parlare ogni giorno a pubblici diversi, in un’area che si configura sempre più come luogo di connessione tra cultura e natura. L’Amministrazione comunale crede, e oggi lo riconferma, nel ruolo dell’arte come leva di rigenerazione urbana e culturale, capace di dare nuova vita agli spazi pubblici e rafforzare l’identità della nostra città come luogo in cui la cultura è parte integrante del vivere quotidiano”.

Armando Santus, presidente di Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF: “Desideriamo offrire alla città non solo una grande opera d’arte, ma anche un segno di riconoscenza verso il luogo da cui tutto è cominciato. L’Accademia Carrara rappresenta infatti il punto sorgivo di ogni successivo sviluppo artistico dentro la nostra comunità: senza la Carrara non ci sarebbero stati né Giacomo Manzù né, più tardi, la GAMeC. La collocazione in piazza Carrara è una scelta felice, decisa insieme al Comune di Bergamo, che ringrazio per la collaborazione e la sensibilità dimostrata. È il luogo ideale per illuminare le radici stesse della nostra storia artistica e mettere in dialogo l’arte classica con quella moderna e contemporanea. Con il “Grande Cardinale in piedi” si rinsalda ancora di più il legame tra Manzù e la sua città. Un legame che continuerà a crescere nel tempo: più passano gli anni, più emergono le radici e il ricordo che ci restituiscono la forza di superare anche i momenti di difficoltà, riconoscendo nella bellezza e nell’arte una forma di fiducia condivisa nella nostra comunità”.

Sergio Gandi, assessore alla cultura “Oggi Bergamo celebra un momento di profondo significato civico e culturale. Con lo svelamento del Grande Cardinale in piedi di Giacomo Manzù, dono generoso della Fondazione Banca Popolare di Bergamo alla città, rendiamo infatti omaggio ad un artista che con la sua opera ha saputo dare forma universale all’anima della nostra terra. Collocata nel cuore di un distretto che unisce le più importanti istituzioni artistiche della città, il Grande Cardinale in piedi si offre così allo sguardo di tutti come simbolo di bellezza e di interiorità, come invito a sostare, a contemplare, a ritrovare, nella forza silenziosa del bronzo e nella verticalità assorta della figura, un messaggio di dignità e di umanità che parla a ciascuno di noi. Bergamo accoglie il Grande Cardinale in piedi come un nuovo custode della propria anima culturale, un punto di riferimento che testimonia la grandezza dell’artista e, insieme, la volontà collettiva di rendere l’arte accessibile, quotidiana, condivisa.” 

SCHEDA TECNICA DELL’OPERA

Titolo: Grande Cardinale in piedi
Autore: Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Ardea, 1991)
Datazione: 1985–1988
Materiale: Fusione in bronzo
Dimensioni: h. 325 cm (senza basamento)

Il “Grande Cardinale in piedi” appartiene alla celebre serie di cardinali e vescovi che accompagnò l’attività di Manzù per oltre cinquant’anni. Realizzata negli ultimi anni della sua carriera, l’opera fu ottenuta dall’assemblaggio di porzioni fuse dall’artista nella sua fonderia di Campo del Fico, successivamente unite tramite saldature e patinate per conferire alla superficie una cromia variegata, dai toni verde scuro al grigio-biancastro. Rimasta a lungo presso gli eredi, è oggi donata alla città di Bergamo da Fondazione Banca Popolare di Bergamo – EF, che la colloca in piazza Carrara, luogo simbolico di dialogo tra arte classica e moderna.

Finanza e bene comune al centro dell’ultimo incontro della Rassegna ‘Comunità in dialogo’

Giovedì 23 ottobre 2025 si è tenuto l’ultimo appuntamento della rassegna “Comunità in dialogo. Dati, esperienze, visioni”, avviata lo scorso 18 giugno in occasione della trasformazione della Fondazione Banca Popolare di Bergamo in Ente Filantropico. Un ciclo di incontri realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo, pensato per offrire alla città un percorso di riflessione sul ruolo dell’economia e della finanza nel generare valore quando al centro vengono posti la persona e il bene comune.

L’incontro conclusivo, ospitato nel centro di Bergamo, nella Sala Funi – sede condivisa da Intesa Sanpaolo e da Fondazione Banca Popolare di Bergamo –, ha avuto come tema centrale “Valore comune. La finanza al servizio della comunità”. A dialogare sul significato profondo di questo titolo sono intervenuti Giovanni Bazoli Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Mons. Francesco Beschi Vescovo di Bergamo, e Paolo Bonassi Chief Social Impact Officer di Intesa Sanpaolo.

Ad aprire la serata, il saluto istituzionale di Armando Santus, Presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo – Ente Filantropico: “Questo appuntamento riunisce voci di grande autorevolezza per riflettere sul ruolo della finanza nel generare valore comune. È un tema che tocca da vicino la nostra identità: Fondazione Banca Popolare di Bergamo – Ente Filantropico nasce per rafforzare la connessione tra sviluppo economico e crescita sociale, in continuità con una storia che affonda le sue radici nella comunità bergamasca”.

A seguire, l’intervento di Daniele Pastore, Direttore Regionale Lombardia Nord della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato l’impegno concreto del gruppo sul territorio: “Per Intesa Sanpaolo la finanza sostenibile è un fattore determinante per generare impatti positivi e duraturi per le persone, le imprese e i territori. Anche a Bergamo il nostro impegno si esprime quotidianamente attraverso la vicinanza alla comunità e con il sostegno all’economia reale, favorendo l’accesso al credito per i giovani, le famiglie e le imprese”.

Il professor Giovanni Bazoli ha aperto il confronto con un intervento che ha ripercorso la vicenda del Banco Ambrosiano, il suo fallimento nel 1982 e il successivo risanamento che, attraverso successive fusioni, ha portato alla nascita di Intesa Sanpaolo. Un passaggio cruciale della storia economica italiana, che Bazoli ha definito “un segnale di svolta, l’avvio di un cambiamento, segno di un’attenzione e di una cura rivolta dal sistema del credito agli interessi di tutti gli stakeholders della banca. Perché allora – senza che fosse imposto da una legge – si ritenne giusto tutelare sia gli interessi degli azionisti (che, secondo le teorie economiche classiche, avrebbero dovuto essere abbandonati), sia quelli di tutti i dipendenti (non implicati nel fallimento) che mantennero il posto di lavoro”. Bazoli ha poi posto una domanda provocatoria: “Un’operazione straordinaria che sarebbe riproponibile oggi? Credo di sì, a condizione che si vada alle radici dei valori che allora vennero tradotti in scelte concrete. Fu una scelta etica incentrata su una comunità fatta di persone. In questo senso, le piccole banche possono fare meglio, perché con la clientela hanno un rapporto di prossimità. Oggi il rischio concreto in Italia è quello della spersonalizzazione, perché l’uso dell’intelligenza artificiale può impoverire il riferimento al territorio, associando la società alla somma anonima di personalità indistinte. Se si abbraccia questa visione, non ha senso parlare di comunità”.

A supporto del dibattito, Giovanni Foresti, Head of Regional Research di Intesa Sanpaolo, ha presentato un quadro di dati e analisi che ha evidenziato come “Disuguaglianza e povertà non dipendono solo dalla crescita economica. Altri fattori sono rilevanti: ricchezza e rendita, istruzione e mercato del lavoro, intervento pubblico”.

Su questa base si sono innestati gli interventi di Paolo Bonassi e monsignor Francesco Beschi. Bonassi ha raccontato l’evoluzione dell’impegno sociale di Intesa Sanpaolo: “Dal 2018 ha fatto entrare l’impegno sociale, a pieno titolo, nel piano di impresa. La nostra banca non è solo un intermediario creditizio, ma è attivo nel promuovere opportunità di crescita economica, sociale, soprattutto per chi vive una situazione di fragilità. Una visione che nasce dalla consapevolezza che le disuguaglianze non sono un problema del singolo, ma riguardano l’intera collettività. In Italia i NEET sono 400mila, 150mila solo in Lombardia. A loro dedichiamo programmi per il reinserimento in percorsi scolastici, formativi, occupazionali”.

Mons. Francesco Beschi ha aperto il suo intervento citando Paolo VI: “Lo sviluppo autentico deve essere integrale, cioè volto alla promozione di ogni uomo e di tutto il mondo. Non accettiamo di separare lo sviluppo economico dall’umano. Non è la potenza che ci salva, e non è solo e prima di tutto la potenza economica. È l’integrità della visione umana che ci può salvare”. Ha poi definito il professor Bazoli “d’ispirazione per la mia vita” e ha riflettuto sul significato profondo della parola “comunità”, oggi spesso abusata e quindi svuotata. Richiamando le radici etimologiche e culturali del termine – koinonia, communitas, ubuntu (“sono, perché siamo”) – il Vescovo ha sottolineato come la comunità sia “essenziale, alla portata di tutti, semplice, comune, modesto, appartenente ad ogni essere umano”, e come essa implichi “un compito e una responsabilità condivisi”. Ha concluso con un monito: “La moneta si fonda su valori non monetizzabili. Il criterio ispiratore di una finanza al servizio della comunità è l’attenzione alla comunitarietà”.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo dona alla città di Bergamo il “Grande Cardinale in piedi” di Giacomo Manzù. Sarà collocata in piazza Giacomo Carrara. Inaugurazione dell’opera, sabato 8 novembre ore 10,30 alla presenza di Giulia Manzù, figlia dell’artista.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo dona ufficialmente alla città di Bergamo il Grande Cardinale in piedi (1985–1988, fusione in bronzo), una delle opere più significative di Giacomo Manzù, tra i massimi scultori italiani del Novecento.
L’opera, in accordo con il Comune di Bergamo, sarà collocata in piazza Giacomo Carrara, al centro di un distretto culturale che unisce la Pinacoteca e l’Accademia Carrara, la GAMeC e, in prospettiva, la nuova sede della Galleria, poco distante, oltre all’Oratorio di San Lupo, spazio dedicato all’arte contemporanea del Museo Diocesano Adriano Bernareggi.
L’intervento prevede la collocazione della scultura all’interno di piazza Giacomo Carrara, in corrispondenza dell’area verde situata lungo il margine sinistro dello spazio pubblico, tra le sedute esistenti e in prossimità del percorso pedonale principale. La posizione individuata garantisce una fruizione diretta e raccolta dell’opera, senza compromettere le visuali prospettiche verso l’Accademia Carrara né interferire con i flussi di attraversamento della piazza. La scultura sarà fissata tramite un sistema di perni su un basamento in pietra arenaria locale, analogo per tonalità e trattamento superficiale al materiale lapideo impiegato nella pavimentazione della piazza, al fine di garantire continuità materica e armonia compositiva.
La scelta di questa collocazione intende valorizzare un luogo simbolico che mette in dialogo l’arte classica con quella moderna, offrendo ai cittadini e ai visitatori l’occasione di incontrare da vicino una delle creazioni più imponenti e intense di Manzù.
La donazione pubblica dell’opera alla città, con l’inaugurazione della statua, si terrà sabato 8 novembre 2025 alle ore 10.30, alla presenza di Giulia Manzù, figlia dell’artista. Ad accoglierla, la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, l’assessore alla cultura Sergio Gandi, l’assessore alla rigenerazione urbana Francesco Valesini, insieme al presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, Armando Santus. Previsto anche un intervento di Barbara Cinelli, storica dell’arte ed esperta di Giacomo Manzù, curatrice del primo catalogo digitale dedicato all’artista.
UNA NUOVA TAPPA PER MANZÙ A BERGAMO
Il Grande Cardinale in piedi rappresenta una figura monumentale, alta oltre tre metri, avvolta in un piviale stilizzato e con la mitra sul capo. Appartiene alla celebre serie di cardinali e vescovi che Manzù iniziò a scolpire alla fine degli anni Trenta, trasformando l’esperienza diretta della liturgia romana in un ciclo che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Quest’opera, in particolare, fu realizzata negli ultimi anni di attività dello scultore (1985–1988). Secondo le ricerche di Barbara Cinelli, nacque dall’assemblaggio – tramite saldature e successiva patinatura – di porzioni fuse dall’artista nella sua fonderia di Campo del Fico. Rimasta a lungo presso gli eredi, oggi arriva nella città natale di Manzù, in una collocazione che ne valorizza il significato artistico e simbolico.
Con questa donazione, Bergamo arricchisce ulteriormente il proprio “museo diffuso” dedicato a Manzù, che già annovera opere come il Monumento al Partigiano in piazza Giacomo Matteotti, gli Amanti nel cortile della GAMeC e il Cardinale nei giardini del Palazzo della Provincia.
Armando Santus, presidente della Fondazione Banca Popolare di Bergamo“Restituire alla città natale di Giacomo Manzù una delle sue opere più magnifiche significa rafforzare il legame tra Bergamo e uno dei suoi artisti più grandi. Abbiamo scelto, insieme al Comune di Bergamo, di collocare l’opera in piazza Carrara perché è un luogo simbolico, cuore pulsante dell’arte cittadina, tra l’Accademia Carrara, la GAMeC e il Museo Diocesano Bernareggi. Uno spazio bello e accessibile a cittadini e cittadine, ma anche strategico per i tanti turisti che percorrono l’asse tra Città Alta e Città Bassa. Con questa donazione il nostro desiderio è che l’opera possa essere vissuta da tutti e diventi parte del patrimonio condiviso della comunità”.
Elena Carnevali, sindaca di Bergamo: “Desidero innanzitutto ringraziare la Fondazione Banca Popolare di Bergamo e il suo Presidente Armando Santus, per questa donazione così significativa che consegna alla città un’opera straordinaria di Giacomo Manzù, tra i massimi interpreti dell’arte del Novecento e che rafforza ulteriormente il legame con la sua terra natia.
Il Grande Cardinale in piedi è una presenza imponente, austera e profondamente evocativa. Non solo colpisce per la sua forza plastica, ma invita a una riflessione più profonda sul senso del potere, del silenzio, dell’interiorità.
La sua collocazione in piazza Giacomo Carrara, tra l’Accademia Carrara, l’attuale e la futura GAMeC, il Parco Suardi, gli Orti di San Tomaso, ritengo sia un gesto di grande rilevanza culturale: un’opera che si inserisce in luoghi di incontro, dove arte antica, moderna e contemporanea si confrontano ogni giorno parlando a pubblici diversi. Qui l’arte non resta chiusa in uno spazio espositivo, ma entra nel tessuto vivo della città in una area che va sempre più configurandosi come un luogo di connessione tra cultura e natura. La presenza del Cardinale darà forza alla piazza attraverso la capacità dell’arte di suscitare emozioni e domande.
Bergamo conserva altre importanti opere di Manzù – come il Monumento al Partigiano in centro città, Gli Amanti nel cortile della GAMeC, la Carrozza di Giulia e Mileto nel cortile della sede universitaria del Collegio Baroni – testimonianze diverse ma tutte accomunate dalla capacità dell’autore di parlare dell’essere umano nella sua verità più profonda.
Con questo intervento l’Amministrazione conferma ancora una volta il ruolo dell’arte come leva di rigenerazione urbana e culturale, capace di dare nuova vita agli spazi pubblici e di rafforzare l’identità della nostra città come luogo in cui la cultura è parte integrante del vivere quotidiano”. 
Sergio Gandi, assessore alla cultura del Comune di Bergamo: “Con la donazione del Grande Cardinale in piedi di Giacomo Manzù alla città di Bergamo, la Fondazione Banca Popolare di Bergamo rinnova il proprio impegno nel promuovere la cultura come bene comune, rendendo accessibile a tutti un capolavoro che appartiene alla storia e all’identità della nostra comunità.
Collocata nel cuore di un distretto che unisce le più importanti istituzioni artistiche della città, l’opera diviene occasione per riaffermare il valore della bellezza come legame civile, e contemporaneamente simbolo della volontà condivisa di rendere l’arte parte viva dello spazio pubblico, luogo d’incontro e di ispirazione per cittadini e visitatori, territorio di dialogo vitale tra tradizione e contemporaneità, tra memoria e futuro.
Il Grande Cardinale in piedi, tra le creazioni più intense di Manzù, non è solo un segno di eccellenza artistica, ma un invito a sostare, a contemplare, a riscoprire la forza umana e spirituale della scultura.
Bergamo accoglie il Grande Cardinale in piedi come un nuovo custode della sua anima culturale, un punto di riferimento che racconta, con la forza silenziosa del bronzo, la grandezza di uno dei suoi figli più illustri e il desiderio collettivo di rendere l’arte accessibile, quotidiana, condivisa.” 
 
Francesco Valesini, assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Bergamo: L’inserimento della scultura nel punto scelto assume un valore simbolico collocandosi in prossimità dell’area un tempo occupata dalla chiesa di San Tomaso, poi demolita, e in un contesto urbano storicamente connotato dalla presenza di numerosi edifici religiosi oggi non più esistenti né leggibili nello spazio fisico. In tal senso, l’opera di Manzù, per sua natura espressiva e iconografica legata alla dimensione sacrale, si configura come segno contemporaneo capace di restituire, in forma evocativa e discreta, memoria di quei luoghi scomparsi. La sua presenza contribuisce a ricucire idealmente la trama storica del sito, restituendo profondità culturale e stratificazione simbolica allo spazio pubblico.”
SCHEDA TECNICA DELL’OPERA
Titolo: Grande Cardinale in piedi
Autore: Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Ardea, 1991)
Datazione: 1985–1988
Materiale: Fusione in bronzo
Dimensioni: h. 325 cm (senza basamento)
Il Grande Cardinale in piedi appartiene alla celebre serie di cardinali e vescovi che accompagnò l’attività di Manzù per oltre cinquant’anni. Realizzata negli ultimi anni della sua carriera, l’opera fu ottenuta dall’assemblaggio di porzioni fuse dall’artista nella sua fonderia di Campo del Fico, successivamente unite tramite saldature e patinate per conferire alla superficie una cromia variegata, dai toni verde scuro al grigio-biancastro. Rimasta a lungo presso gli eredi, è oggi donata alla città di Bergamo dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che la colloca in piazza Carrara, luogo simbolico di dialogo tra arte classica e moderna.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene ‘Casa del Melograno’, a Bolgare: un minibus per i cinque minori provenienti da situazioni familiari difficili

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene l’Associazione ‘Casa del Melograno’ di Bolgare con un contributo di 15 mila euro destinato all’acquisto di un minibus per minori con situazioni familiari difficili.

‘Casa del Melograno’ è un’associazione senza scopo di lucro nata nel 2019 per sostenere l’apertura di una Casa-famiglia in cui accogliere minori provenienti da situazioni di momentanea difficoltà familiare. Bambini e ragazzi da tutta Italia, per cui i Tribunali dei Minori stabiliscono l’allontanamento dal nucleo familiare d’origine, su decisione dei Servizi Sociali trovano qui una casa e soprattutto una famiglia in cui costruire una vita nuova. Il progetto, nato dalla scelta di Massimiliano De Filippis e della moglie di allargare la propria famiglia ad altri, conta oggi cinque giovani ospiti accompagnati anche da due educatrici professioniste.

«Siamo una famiglia affidataria da anni – spiega Massimiliano de Filippis, responsabile dell’Associazione ‘Casa del Melograno’ – Per me e mia moglie, che già avevamo cinque figli, l’inizio di tutto è stata la disponibilità ad accogliere altri minori per dare loro amore, un posto sicuro e anche delle semplici regole, per permettere loro di ricostruire la propria vita. Con il tempo ci siamo resi conto che sono davvero numerosi i bambini e le bambine che hanno questo tipo di bisogno, un bisogno che ci ha interpellato e che ha fatto maturare in noi l’idea di aprire una Casa-famiglia. Le situazioni familiari di provenienza sono spesso gravi: tossicodipendenza, carcere, violenza. I figli arrivano da noi con un progetto promosso dai Servizi sociali per vivere un percorso di cura che in alcuni casi prevede il rientro nella famiglia d’origine, se nel frattempo ne sono maturate le condizioni, ma che in generale lavora molto sull’autonomia dei ragazzi, perché nel futuro devono sapere camminare con le proprie gambe. Il primo ragazzo che abbiamo accolto, alcuni anni fa, è l’esempio per cui non è detto che le condizioni di partenza debbano per forza condizionare la propria vita. L’amore di una famiglia fa rifiorire questi ragazzi: anche lui qui ha ritrovato speranza nel futuro, ed oggi si sta per laureare. Il progetto della Casa-famiglia continua a crescere, e tra le necessità pratiche c’era quella di un minibus: grazie al sostegno di amici e conoscenti, realtà del territorio ed ora del consistente contributo di Fondazione Banca Popolare di Bergamo, sarà possibile rendere più agevoli i nostri spostamenti».

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «La generosità autentica della storia di Casa del Melograno ci ha spinto a sostenere questa straordinaria esperienza di cura e di vicinanza a minori in difficoltà, a favore di bambini e ragazzi che grazie all’amore, all’accoglienza e alla cura familiare possono realmente costruire una vita migliore anche se a partire da situazioni difficili. Fondazione Banca Popolare di Bergamo – oggi insieme ad Intesa Sanpaolo – prosegue così il proprio impegno nel campo dei servizi socioassistenziali in tutta la provincia di Bergamo sostenendo un’iniziativa le cui ricadute vanno ben oltre le mura della Casa-famiglia, vista la stretta sinergia che l’Associazione ha instaurato con i Servizi Sociali del territorio».

Il dipinto “Papa Giovanni XXIII” di Yan Pei-Ming all’Ospedale di Bergamo per altri dieci anni. Rinnovato l’accordo con Intesa Sanpaolo e svelata la nuova targa realizzata dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo

È stato rinnovato oggi l’accordo tra ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Intesa Sanpaolo per l’esposizione in Hospital Street del ritratto “Papa Giovanni XXIII” dell’artista franco-cinese Yan Pei-Ming. All’incontro, svoltosi alla presenza di autorità e personale ospedaliero, presso l’Auditorium “Lucio Parenzan” dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, sono intervenuti Francesco Locati, Direttore Generale ASST Papa Giovanni XXIII, Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici Intesa Sanpaolo, Armando Santus presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo, don Mario Carminati, Vicario Episcopale agli Affari economici e Claudia Terzi, Assessore alle Infrastrutture e Opere pubbliche Regione Lombardia. A sigillo di questa importante proroga, testimonianza del consolidato legame tra sanità, gruppi bancari e cultura, è stata svelata la nuova targa realizzata dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo a corredo al dipinto, che è esposto in Hospital Street, nei pressi dell’ingresso principale, di fronte alla Torre 4.

«Desidero esprimere il nostro più sentito ringraziamento a Intesa Sanpaolo – ha sottolineato Francesco Locati, Direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo – per aver deciso di prolungare la concessione in comodato gratuito all’Ospedale di Bergamo di questa opera d’arte monumentale, che riesce a mescolare tradizione cinese e influenze artistiche occidentali, unendo storia e contemporaneità. Ringrazio anche la Fondazione Banca Popolare di Bergamo per aver promosso il rinnovo dell’accordo. Un ringraziamento speciale anche a Stefano Barrese che ha scelto di venire a vedere di persona l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e incontrare i nostri operatori, le principali autorità cittadine, amici e sostenitori della nostra azienda. Questo gesto rappresenta una generosa collaborazione e un’importante testimonianza di vicinanza e sostegno del nostro ospedale. Il ritratto rappresenta i valori di umanità, speranza e solidarietà che guidano ogni nostra azione».

Ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo: “Essere qui oggi per noi è occasione per ribadire le nostre radici e la nostra vicinanza a questo territorio e alle sue eccellenze. Con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e la Fondazione Banca Popolare di Bergamo condividiamo l’ orgoglio e la responsabilità di essere un’istituzione al servizio delle comunità locali e del Paese. La storica vocazione di Intesa Sanpaolo alle tematiche sociali e culturali e l’attenzione a questi valori si concretizza ogni giorno nel nostro modo di essere la banca di riferimento per famiglie e imprese creando un impatto positivo e inclusivo per lo sviluppo dei territori”.

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha detto: “Un’opera preziosa e coinvolgente, un segno di speranza, come il sentimento che trasmette il volto del Santo Papa Giovanni XIII in chi sosta ad ammirarla. Grazie a Banca Popolare di Bergamo prima e, oggi, ad Intesa Sanpaolo questo splendido dipinto resta nel posto migliore in cui potrebbe stare: l’Ospedale a cui è intitolato, un luogo di vita autentica, di cura e di attese. Sono riconoscente a Intesa Sanpaolo che si è resa disponibile, con attenzione e sensibilità, a garantire questa opportunità per tutta la comunità bergamasca, e non solo”.

Ha aggiunto don Mario Eugenio Carminati, Vicario Episcopale agli Affari economici della Diocesi di Bergamo: «Preziosa opera d’arte, preziosa immagine è quella che è stata ritratta, così come è preziosa la figura e l’opera del Papa Buono che sa ancora attrarre lo sguardo di chi non solo contempla la dimensione estetica, ma riesce ad intravedere “l’Oltre” al quale l’immagine rimanda. Non ci è difficile pensare che tanti non limitino lo sguardo al solo ritratto ma, attraverso questo, sappiano cogliere un timido tentativo di risposta ai grandi interrogati che soprattutto in un luogo come l’ospedale si sollevano. Lo sguardo buono di Papa Giovanni, ci dice che la bontà non solo è virtù da acquisire, ma stile di una vera umanità. Nell’ospedale la bontà si traduce e si rende visibile nel prendersi cura dell’uomo, segnato dalla fragilità della malattia e la cura ha le mille forme di chi professionalmente si preoccupa della medicina e delle conseguenti adatte terapie, come di chi visita e sostiene il malato con le proprie attenzioni. Non ultimo l’immagine stessa sarà capace di offrire quel po’ di sollievo anche a chi porta il peso, la fatica o la preoccupazione per la propria condizione di sofferenza. In un luogo cosi altamente qualificato per esprimere cura e bontà, ha pieno titolo di essere esposta l’immagine del Bergamasco Angelo Roncalli, Papa Giovanni, Papa Buono».

Claudia Terzi, Assessore alle Infrastrutture e Opere pubbliche Regione Lombardia, ha sottolineato: «L’incontro e l’accordo di oggi ci confermano quanto l’arte diventi cura. La cura per gli spazi si traduce nella cura per i pazienti, per le loro famiglie, per il personale sanitario che ogni giorno gravitano al Papa Giovanni. L’arte aiuta a vivere l’ospedale in modo diverso. A immergersi in un momento di bellezza, che può servire per avere uno sguardo altro verso la malattia e la degenza. L’arte si dimostra una medicina dell’anima, che distacca dal quotidiano e ci proietta verso una dimensione di pace interiore, contribuendo a rendere l’esperienza ospedaliera meno preoccupante e più rassicurante. A questo si aggiunge anche l’impegno di Regione Lombardia nel supportare le strutture ospedaliere e dotarle dei servizi adeguati a rispondere alle domande di cura e agevolare il personale sanitario per migliorarne le condizioni di lavoro».

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene la ricerca di FROM sulla Sindrome di Angelman

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene la ricerca sulla Sindrome di Angelman. Il contributo, pari a 30 mila euro, è destinato alle attività di FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS impegnata da anni nella ricerca sulla patologia rara insieme ad Associazione Angelman, che riunisce le famiglie dei pazienti.

La donazione di Fondazione Banca Popolare di Bergamo intende in particolare finanziare l’evoluzione del Registro Angelman, progetto significativo in ambito metodologico avviato nel 2018 da FROM e popolato dai dati inviati dalle famiglie dei pazienti, di cui è in fase di progettazione un ulteriore sviluppo. Partendo da una revisione della letteratura sul tema, il team FROM – in collaborazione con Associazione Angelman – sta finalizzando la stesura del protocollo di ricerca che prevede la creazione di un nuovo strumento informatico, un’applicazione messa a disposizione dei caregiver dei pazienti per la raccolta di un’ampia tipologia di dati. Il fine è raccogliere i Real World Data in modo strutturato e con rigore scientifico : si tratta di “dati che provengono dal mondo reale”, e cioè quelli che vengono prodotti dai pazienti stessi nel loro percorso diagnostico terapeutico nella reale pratica clinica (grazie all’applicazione saranno le stesse famiglie ad inoltrarle), un patrimonio di informazioni preziose in grado di migliorare la conoscenza della malattia, valutarne nel tempo evoluzione clinica e sintomatologica, ipotizzare nuovi percorsi di cura.

La collaborazione di lunga data tra le due realtà bergamasche FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS e Associazione Angelman permette di sviluppare progetti sulla malattia potendo contare sullo scambio di informazioni costante con coloro che quotidianamente vivono accanto ai pazienti con Sindrome di Angelman. Grazie ai fondi raccolti da Associazione Angelman e al know-how tecnico-scientifico di FROM, inoltre, ad ottobre 2023 è stata assegnata una borsa di studio quadriennale (la terza consecutiva) assegnata ad una giovane ricercatrice impegnata nella ricerca sulla malattia presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam, in Olanda.

LA SINDROME DI ANGELMAN

La Sindrome di Angelman è una malattia rara del neurosviluppo (un caso su circa 12-15 mila nati nel mondo, circa 3 mila in Italia, prevalentemente in età pediatrica), causata da una mutazione genetica del cromosoma 15 che comporta ritardo cognitivo, grave difficoltà nel linguaggio e nei movimenti e spesso epilessia, disturbi del sonno, gastrointestinali o respiratori. In media, le famiglie ricevono una diagnosi certa dopo il primo anno e mezzo di vita. Negli ultimi anni la conoscenza della Sindrome ha subito un forte incremento soprattutto dal punto di vista della comprensione genetica della malattia, mentre ancora molto frammentata appare la conoscenza sulla sua evoluzione clinica e sintomatologica. La Sindrome di Angelman è considerata una sindrome del neurosviluppo per la quale la ricerca prospetta potenzialità di cura molto elevate. La Giornata internazionale della Sindrome di Angelman si celebra il 15 febbraio proprio per correlare tale data al numero 15 che indica il cromosoma alterato nella sindrome e al mese delle malattie rare (la Giornata delle malattie rare quest’anno ricorre il 29 febbraio).

LE DICHIARAZIONI

Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Sosteniamo con orgoglio la ricerca sulla Sindrome di Angelman con risorse destinate ad un progetto innovativo, che punta a far crescere la conoscenza della malattia grazie alla collaborazione preziosa con le famiglie dei pazienti. Si tratta di una nuova frontiera della ricerca, che si avvale della tecnologia e dei Big Data, e che rappresenta un’applicazione sempre più attuale dell’impegno di Fondazione Banca Popolare di Bergamo, oggi insieme ad Intesa Sanpaolo, a sostenere i bisogni del territorio. Un sostegno tanto più importante perché a beneficio di pazienti che confidano sulla ricerca per trovare una cura, che purtroppo ancora manca, per questa patologia».

Francesco Biroli, responsabile Area Neuroscienze FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS: «Negli ultimi anni sono aumentati gli sforzi nella ricerca sulla Sindrome di Angelman, patologia rara che tanto impatta sui pazienti e sulle loro famiglie. In questi anni sono stati fatti passi importanti per migliorare le terapie. Per questo ringraziamo Fondazione Banca Popolare di Bergamo per aver creduto nel progetto, ambizioso ma concreto, che FROM in collaborazione con Associazione Angelman sta sviluppando per la raccolta dei preziosi dati clinici dei pazienti. Con lo sviluppo del Registro Angelman, FROM e Associazione Angelman ampliano i propri obiettivi: oltre alla ricerca di base – portata avanti anche grazie dalle borse di studio quadriennali presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam sostenute dai due enti – è sempre più importante raccogliere i dati reali provenienti dalla quotidianità dei pazienti per valutare relazioni e correlazioni per migliorare la ricerca e sviluppare terapie sempre più efficaci».

Luca Patelli, presidente di Associazione Angelman: «L’interesse per la Sindrome di Angelman e, in generale per le malattie rare, si è esteso ben oltre la cerchia dei pazienti, delle loro famiglie e di pochi ricercatori isolati. Tale interesse si ritrova in una nuova sensibilità di istituzioni e singoli benefattori. La donazione di Fondazione Banca Popolare di Bergamo ne è un esempio e valorizza gli sforzi e i progressi compiuti in questi anni da FROM e Associazione Angelman. I bisogni di pochi possono rappresentare in futuro una grande opportunità per molti».

ASSOCIAZIONE ANGELMAN

L’Associazione Angelman è una onlus nata sul Lago d’Iseo in provincia di Bergamo nel 2012 da una famiglia con una bimba affetta dalla sindrome di Angelman. Da undici anni diffonde la conoscenza della sindrome e raccoglie fondi per la ricerca, con l’aiuto di circa 100 volontari, per lo più delle province di Bergamo e di Brescia. Un comitato scientifico valuta i progetti e orienta i finanziamenti sugli studi più promettenti. Tutti i consiglieri, i medici del comitato scientifico e i volontari aiutano a titolo totalmente gratuito (non sono previsti nemmeno rimborsi spese). I proventi e le donazioni vengono interamente destinati alla ricerca. L’Associazione Angelman opera con totale trasparenza. I progetti realizzati e le risorse destinate vengono comunicati a mezzo stampa e sui canali digitali dell’associazione. Per maggiori informazioni: www.associazioneangelman.it

FROM – Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo ETS

FROM è la Fondazione per la ricerca dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La sua mission è quella di valorizzare le potenzialità della ricerca clinica per migliorare l’azione ospedaliera e, quindi, la qualità delle cure e la tutela della salute per tutti. Grazie in particolare ad alte competenze in campo statistico e biostatistico, la Fondazione mette a disposizione dell’Ospedale metodi, sostegno nella gestione degli aspetti regolatori e amministrativi, formazione e supporto nella gestione e nell’elaborazione dei dati clinici raccolti nei diversi Dipartimenti della struttura, ed è soggetto accreditato per gli studi di Fase I, il primo passo della sperimentazione di nuovi farmaci sull’uomo. Per maggiori informazioni: www.fondazionefrom.it

Restituzione al pubblico del Coro ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, al termine del monumentale restauro

Al termine di un anno e mezzo di lavori le preziose tarsie del Coro ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, nel cuore medievale di Bergamo Alta, sono ammirabili in tutta la loro ritrovata bellezza, e nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 tornano ad essere interamente fruibili da parte del pubblico. Dopo la sezione del Coro dei Laici (1553-1555), inaugurata nell’aprile 2023, torna oggi all’originario splendore anche il Coro dei Religiosi, il più antico (1523-1533).

Termina così un lungo lavoro di restauro, voluto da Fondazione MIA (che gestisce la Basilica, di proprietà del Comune di Bergamo), curato da Luciano Gritti dell’omonima Bottega di restauro con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, e sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo, partner esclusivo dell’intervento.

Chiude, contestualmente, anche ‘Cantiere Vivo’, l’innovativo progetto di valorizzazione dei restauri che ha permesso agli oltre 700mila visitatori di osservare in diretta tutte le fasi dei lavori, grazie a pannelli di plexiglass su cui sono stati riportati testi, immagini e QR-code per approfondire contenuti storici e artistici legati all’opera e al suo contesto.

NUOVI STUDI SULLE OMBRE DELLE TARSIE

Fin dalla prima fase di restauro – culminata con l’inaugurazione del Coro dei Laici – erano emerse alcune sorprese: il rinvenimento di un affresco di fine Trecento raffigurante una Madonna con Bambino e una tarsia decorata da Capoferri su bozzetto del pittore pavese Francesco Rosso che rimanda alla storia di Caino e Abele. Già allora era stato svelato il sistema dei “coperti”, di cui si ignorava l’esistenza, utilizzato nel Coro dei Religiosi per coprire in alcune occasioni, attraverso un meccanismo a scomparsa, le tarsie lignee raffiguranti storie bibliche con altre immagini, a motivi neoplatonici.
La seconda parte dei lavori ha riportato alla sua originaria bellezza anche il Coro dei Religiosi, il più antico tra quelli realizzati da Capoferri a partire dai disegni del Lotto nella Basilica. In questa fase proprio le enigmatiche opere a motivi neoplatonici presenti all’interno di questa sezione del Coro sono state oggetto di uno studio approfondito. In particolare, si è potuto notare come i vari coperti si distinguano tra loro dal punto di vista della struttura, del disegno e del modo in cui le ombre cadono sullo stesso. Da questa osservazione si è compreso che l’idea progettuale era quella di dare risalto ai disegni valorizzando l’illuminazione naturale della chiesa – che in questo punto giungeva all’altare attraverso le finestre poste alle spalle del presbiterio –, poiché la luce delle candele risultava molto flebile. Un’osservazione che mette in stretta relazione il Coro con il contesto circostante, e che valorizza ulteriormente quest’area della Basilica.
L’accurata analisi della distribuzione delle ombre effettuata nel corso della pulitura ha rivelato inoltre che il coperto più emblematico del Coro, ‘Creazione’ o ‘Magnum Chaos’, in origine doveva essere quasi certamente collocato in posizione dritta, con la scritta ordinata secondo le regole della lingua latina che prevede prima l’aggettivo (“Magnum”) e poi il sostantivo (“Chaos”), e dunque con i piedi in basso e le braccia nella posizione naturale. Durante un restauro, probabilmente quello di Pasquale Carrara (1855-1863), i coperti vennero smontati e successivamente ricollocati, ma posizionando il “Magnum Chaos” al contrario venne interrotta la serie di coperti che prevedono l’illuminazione dell’opera in una direzione ben precisa.

UNO SGUARDO D’INSIEME AL CORO

Con l’apertura al pubblico dell’intero Coro torna alla luce una storia artistica che risale a cinquecento anni orsono quasi senza mostrare più i segni del tempo, e lo sguardo d’insieme restituisce un’immagine articolata: le trentasei immagini enigmatiche ideate da Lorenzo Lotto e intarsiate da Giovan Francesco Capoferri mostrano un’inesauribile fantasia scenica, con una narrazione che si distanzia fortemente, per esempio, dai toni aulici e composti delle opere di Tiziano che venivano realizzate in quegli stessi anni. Un itinerario “iniziatico”, che attraverso figure simboliche sintetizza visivamente i temi attinti dagli eterogenei campi di ricerca del Rinascimento, in un sincretismo fra temi religiosi e archetipi pagani, concetti spirituali e temi profani, storie bibliche e metafore ermetiche, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica. Un’opera che racchiude in sé tutto lo scibile dell’umanesimo del primo Cinquecento. Queste raffigurazioni simboliche sono state pensate per non essere facilmente decodificate, così da creare un alone di mistero che dia adito a molteplici interpretazioni, anche in contraddizione l’una con l’altra. Con i suoi disegni, Lotto va oltre la relatività dell’interpretazione soggettiva, scardinando ogni certezza, superando qualsiasi spiegazione dialettica, poiché l’immagine innanzitutto deve evocare il senso di mistero legato all’ineffabilità della presenza divina.

Il restauro del Coro Ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, che si era reso necessario e urgente per preservare il bene dal deperimento causato dello scorrere del tempo, ha seguito le tecniche più innovative: i lavori hanno previsto il monitoraggio micro-climatico dell’ambiente; la campagna di analisi per studiare le tecniche esecutive e le antiche vernici; la pulitura svolta con metodi tradizionali e sistemi laser di ultima generazione; il consolidamento e la disinfestazione dell’opera; la scansione 3D dell’intero Coro e il rilievo CAD di tutti gli elementi che lo compongono; la campagna fotografica di documentazione.

LE DICHIARAZIONI

Fabio Bombardieri, Presidente Fondazione MIA: «Siamo qui oggi con grande orgoglio e gratitudine per celebrare un momento importantissimo. Nel solco della responsabilità civica e sociale che accompagna la Fondazione sin dal 1265, la MIA ribadisce l’importanza di proteggere e preservare la nostra cultura, il nostro patrimonio, i nostri monumenti; in poche parole, la nostra storia. Con la chiusura del Cantiere Vivo e la restituzione al pubblico del Coro ligneo di Lorenzo Lotto e Giovan Francesco Capoferri in tutta la sua bellezza e magnificenza, la Fondazione MIA tiene fede alla parola data oltre un anno e mezzo fa: terminare i lavori in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Si tratta di un evento dalla portata artistica, storica e religiosa fondamentale. Il Coro è infatti l’opera più importante commissionata dalla Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo a uno dei più grandi maestri del Rinascimento. Oggi, insieme, celebriamo non solo il passato ritrovato, ma anche un futuro che sarà illuminato dalla luce visionaria di questo gioiello della Basilica e dalla passione che ha reso possibile il suo restauro. Ammirando quest’opera, ritrovata in tutto il suo splendore, vediamo infatti non solo colori e forme, luci e ombre, ma la nostra identità collettiva, la nostra missione di custodi di uno straordinario patrimonio da curare e onorare, affinché esso continui a ispirare, educare e connettere le future generazioni».

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Con la restituzione al pubblico dell’intero Coro ligneo di Capoferri e Lotto termina un progetto entusiasmante, che ha dato nuova luce ad una delle opere d’arte più preziose del Nord Italia. Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che continua la sua promozione sociale sul territorio con Intesa Sanpaolo, è orgogliosa di aver sostenuto questo straordinario intervento di restauro, che ha garantito la salvaguardia di un’opera d’arte così preziosa, che ha permesso la scoperta di nuove sue componenti e l’approfondimento delle conoscenze ad essa legate, e che soprattutto ha reso possibile la fruizione di questo tesoro da parte delle future generazioni. Tutela e insieme trasmissione del nostro patrimonio artistico sono, crediamo, il miglior modo di interpretare la salvaguardia e la protezione dei beni storici e culturali del territorio, tra le priorità della missione istituzionale della nostra Fondazione».

Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo: «L’anno della Capitale della Cultura non è solo un contenitore di eventi e di iniziative, lo abbiamo sempre detto. È anche un’occasione in cui abbiamo voluto e saputo valorizzare il patrimonio storico e artistico della nostra città, avviando o concludendo interventi di restauro e trasformazione molto significativi in tanti luoghi della cultura. La Fondazione MIA aggiunge un tassello importante a questo grande lavoro, restituendo alla città lo splendore dell’opera di Capoferri e Lotto, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, monumento di proprietà del Comune di Bergamo, da quasi seicento anni amministrato dalla Misericordia Maggiore, che si è dedicata all’abbellimento del sacro edificio e al suo arricchimento, ornandolo di preziose opere d’arte e valorizzandone il prestigio. Nel frattempo, si è concluso il cantiere pilota sulla facciata dell’abside della chiesa: il Comune è al lavoro con la Soprintendenza per individuare la lavorazione più adatta per restaurare anche le parti esterne della Basilica e nei prossimi anni saremo impegnati nella cura della pietra che dona alla chiesa l’aspetto che tutti conosciamo».

Luciano Gritti, Bottega di Restauro ‘Luciano Gritti’: «Per un restauratore lavorare su un bene così prezioso è un vero onore. Per un anno e mezzo ci siamo presi cura del Coro con interventi che hanno unito tecniche tradizionali e innovative, anche grazie all’utilizzo di una tecnologia all’avanguardia. Ci siamo trovati davanti ad un’opera composta da mille opere, straordinaria: oltre alle numerose tarsie anche i più piccoli dettagli hanno rivelato un’attenzione progettuale ed esecutiva di raro valore e bellezza. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una squadra competente e appassionata, in cui i giovani sono stati protagonisti».

Stefano Marziali, Project Manager Smart Puzzle e allestimento ‘Cantiere Vivo’: «Dopo un anno e mezzo dal suo avvio, ‘Cantiere Vivo’ si è rivelato un esempio eccezionale di buona gestione di un Bene Culturale. Il progetto non solo ha preservato uno dei beni artistici più importanti della città, ma ha migliorato l’immagine di Bergamo in Europa e la percezione della città come luogo di cultura. Fondazione MIA vuole dare continuità all’esperienza di ‘Cantiere Vivo’ e per questo motivo ha già avviato diverse attività. In particolare, la realizzazione del documento cinematografico ‘Restauratio Humana’ sul recupero del Coro di Lotto e Capoferri da parte dello studio Coral Climb per raccogliere e divulgare le scoperte e le riflessioni maturate in questi mesi di lavoro anche al grande pubblico».

Cinque opere dell’Accademia Carrara restaurate ‘sotto gli occhi’ degli studenti dell’Istituto d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo.

Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene il progetto di conservazione e di formazione al restauro di cinque opere della Fondazione Accademia Carrara, che vede coinvolti anche gli studenti della Scuola d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo.

IL RESTAURO CONSERVATIVO DI SEI OLI SU TELA

L’iniziativa, promossa da Fondazione Banca Popolare di Bergamo e sostenuta dalla stessa attraverso un finanziamento di circa 40mila euro, ha una durata prevista di tre anni – dal 2023 al 2025 –, e si concentra su un nucleo di sei opere che rivestono un significato particolare, per le loro caratteristiche e perché costituiscono casi di studio particolarmente rappresentativi. Si tratta di cinque oli su tela dipinti in un arco temporale che va dal XVI al XIX secolo: Giovanni Busi detto Cariani, Cristo e l’adultera, copia da Tiziano; Giovan Battista Moroni, Ritratto di gentiluomo; Enea Salmeggia, S. Domneone; Anton van Dyck, copia da, Compianto su Cristo morto; Costantino Rosa, Scorci montani delle valli bergamasche. Tutte le opere, selezionate dalla Fondazione Accademia Carrara, saranno oggetto di un intervento di restauro conservativo articolato in diverse fasi: verrà individuato un professionista che sarà invitato a redigere una relazione tecnica sulle opere – comprensiva di eventuali analisi non invasive che ne accertino tutti gli elementi costitutivi, dalla tecnica al supporto alla documentazione fotografica – e un progetto di restauro da sottoporre alla valutazione e approvazione da parte della Soprintendenza. Ad una ricerca di carattere storico-artistico – coordinata dal responsabile dell’Ufficio Conservatori dell’Accademia Carrara e condotta con l’obiettivo di inquadrare le opere nel contesto culturale di cui sono espressione – seguirà l’intervento conservativo vero e proprio eseguito da professionisti restauratori.

PROFESSIONISTI DEL RESTAURO E STUDENTI, INSIEME

All’intero percorso prenderanno parte anche alcuni studenti della Scuola d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo, con cui l’Accademia Carrara intrattiene da tempo un solido rapporto in linea con la grande attenzione che il fondatore Giacomo Carrara dedicava ai giovani e alla loro formazione: è, questa, un’occasione per osservare da vicino – senza ruoli operativi, che richiedono una più solida preparazione ed esperienza – non solo l’intervento diretto ma anche tutta la fase preparatoria, di studio e di diagnostica dello stato di conservazione delle opere. Si tratta, per aspiranti operatori nel campo del restauro di opere d’arte, di un primo ma significativo approccio al mestiere del restauratore – sempre più caratterizzato da competenze scientifiche e dalla presenza di strumentazione tecnologica avanzata –, utile dunque a rendere più consapevoli le scelte formative future degli studenti.

Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Il territorio bergamasco – e nello specifico l’Accademia Carrara – possiede un patrimonio d’arte di altissima qualità, che non solo va tutelato ma reso pienamente fruibile nel tempo. Ecco perché la Fondazione Banca Popolare, in linea con l’impegno per la tutela del patrimonio artistico e storico locale che da sempre la anima, ha deciso non solo di sostenere un intervento di restauro, ma di rendere tale processo aperto ai giovani che si stanno formando nel campo della conservazione. Crediamo che si tratti di un’occasione importante per accrescere consapevolezza e competenze delle generazioni a cui spetterà il compito di portare avanti il lavoro di valorizzazione delle nostre bellezze artistiche. Il progetto durerà tre anni, un tempo utile anche per raccogliere i primi frutti di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023».

Maria Cristina Rodeschini, Direttrice Fondazione Accademia Carrara: «Il progetto triennale mette in relazione la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, la Fondazione Accademia Carrara e la Scuola d’Arte Applicata “Andrea Fantoni” secondo una modalità di cooperazione ricca di significato. L’affiancamento di giovani allievi ai professionisti, affinché possano assistere alle diverse fasi di un processo complesso quale è il restauro di un’opera d’arte, non può che essere considerato come un vero e proprio laboratorio di studio per giovani interessati a conoscere meglio le coordinate di una professione, quella del restauratore, grandemente attrattiva ma anche difficilmente praticabile per chi non dispone di competenze specifiche. Ci sono tutte le premesse per la buona riuscita della collaborazione tra la Carrara, che insieme ai restauratori che operano sul suo patrimonio offre un’opportunità di conoscenza, e la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che non solo ha stimolato tale progettualità, ma le assicura anche un futuro sostenendola per tre annualità consecutive».

Antonio Parimbelli, Presidente Scuola d’Arte Andrea Fantoni: «Nostro obiettivo è da sempre favorire attraverso la formazione di alto livello la crescita culturale e professionale, in particolare nel settore artistico e dei Beni Culturali, così come promuovere il positivo inserimento della persona nel mondo del lavoro e nella società. In una Scuola d’Arte è importante capire che salvare il bello significa salvare l’opera dell’ingegno dell’uomo e dunque il progresso da esso compiuto. Questa iniziativa rinnova il nostro dialogo con il territorio con il quale siamo legati grazie alle relazioni anche con altre istituzioni quali ad esempio la Diocesi, le Parrocchie, la Soprintendenza. Grazie al sostegno della Fondazione Banca Popolare di Bergamo, questo progetto ci consente di rinnovare il rapporto tra la Scuola Fantoni e l’Accademia Carrara, l’istituzione più prestigiosa in campo artistico della città, con la quale nel contesto del Corso di Tecnico del Restauro, avevamo già collaborato. Siamo felici che questa nuova iniziativa possa coinvolgere per il primo anno i ragazzi del Liceo Artistico, sarà infatti per loro occasione irripetibile di stimolo e di formazione; altrettanto sarà momento qualificante per gli allievi del triennale Corso di Tecnico del Restauro. Operare su beni reali al fianco di professionisti è proprio una delle caratteristiche qualificanti di tale Corso di studi. Dal 1999, in oltre 20 anni, i nostri studenti si sono misurati a contatto con opere d’arte di istituzioni laiche e religiose del territorio al servizio del vasto patrimonio della nostra provincia».

Fondazione BPB sostiene un progetto di ricerca di Comunità della Salute e FROM

Un contributo per studiare l’impatto della salute di prossimità, quella più vicina al territorio. Fondazione Banca Popolare di Bergamo sostiene il progetto di ricerca che vede coinvolti Comunità della Salute – il coordinamento di soggetti della media pianura bergamasca protagonisti di un innovativo impegno nei servizi sanitari di prossimità – e FROM, la Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Il finanziamento di Fondazione BPB, pari a 10 mila euro, andrà a sostenere i servizi di Comunità della Salute, tra i quali un progetto di ricerca sugli indicatori degli accessi al Pronto Soccorso e ai servizi di urgenza dei pazienti provenienti dai comuni di Ciserano, Verdellino, Osio Sopra e Levate, confrontandoli con quelli dei comuni circostanti. Un modo per valutare l’efficacia dei servizi di prossimità territoriale nell’alleggerire la pressione sulle grandi strutture ospedaliere della provincia – uno degli obiettivi dell’iniziativa nata nel 2020 – attraverso il rigore scientifico della ricerca portata avanti quotidianamente da FROM – direttore scientifico prof. Tiziano Barbui –, grazie alle sue qualificate competenze di biostatistica, analisi e raccolta dati.

COMUNITÀ DELLA SALUTE

Il progetto Comunità della Salute si pone l’obiettivo di migliorare l’efficacia e la rapidità della assistenza alle persone residenti dei comuni bergamaschi di Ciserano, Verdellino, Osio Sopra e Levate. L’iniziativa coinvolge 20 partner, uniti in un coordinamento e sottoscrittori di un Protocollo d’Intesa: Sguazzi Onlus (capofila del progetto), i Comuni di Ciserano, Levate, Osio Sopra e Verdellino, AFP Patronato San Vincenzo, Cooperativa Sociale Il Pugno Aperto, Croce Bianca Milano – Sezione di Ciserano, EMERGENCY, Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo, Fondazione Soleterre, ARCI – Bergamo, Maite, Solidarietà Orizzonti Sereni Onlus, La Fonte, In Strada, Gruppo Culturale Osio 2000 e gli Istituti Comprensivi di Ciserano-Boltiere, Osio Sopra-Levate e Verdellino. Nato nel maggio 2020 in risposta alla pandemia di Covid-19, l’orizzonte di azione del progetto si è presto ampliato e guarda ora ben oltre l’emergenza sanitaria. Negli ultimi due anni diverse sono state infatti le iniziative intraprese, dai vaccini a domicilio alla formazione sulla prevenzione del contagio in occasione dei centri ricreativi estivi e della riapertura delle scuole al sostegno psicologico gratuito per le persone soggette a disagio, dalla realizzazione di uno Sportello di Prossimità – per prendersi carico e monitorare le richieste delle persone con fragilità – all’attivazione di un Team Digitale a supporto dei cittadini in difficoltà nell’uso dei dispositivi digitali e nell’accesso ai servizi informatici legati alla salute. Fino all’introduzione della figura dell’Infermiera di Comunità e di Cliniche Mobili multidisciplinari, per raccogliere i bisogni della gente e portare la cura vicino alle persone. “Il perdurare della pandemia ha determinato una grave degenerazione delle condizioni sanitarie, sociali, economiche e psicologiche delle persone – commenta Andrea Ciocca, coordinatore di Comunità della Salute – L’evoluzione dei bisogni ha spinto a ideare azioni che andassero nella direzione di una migliore presa in carico del benessere dei cittadini. Per questo, in un momento in cui si sta producendo una riforma indirizzata a migliorare e riorganizzare il settore della sanità territoriale, l’attività di Comunità della Salute intende affermarsi come integrazione a quella delle future Case della Comunità. Ora vogliamo fare un passo in più, supportato da un metodo rigoroso: vogliamo valutare l’impatto della nostra strategia non solo basandoci sul numero e la qualità degli interventi attuati, ma anche misurando la variazione delle chiamate al 112/118 e degli accessi al Pronto Soccorso, confrontandoli con gli altri paesi dell’ambito di Dalmine che non sono interessati dal nostro intervento di salute primaria. Ringraziamo Fondazione Banca Popolare di Bergamo per aver accolto favorevolmente la nostra richiesta di finanziamento, garantendo così il supporto economico che è sempre fondamentale perché iniziative come queste siano possibili e risultino efficaci».

LA RICERCA IN COLLABORAZIONE CON FROM

Il focus rimane concentrato sulla prossimità e sull’integrazione dei servizi socio-sanitari come chiave per migliorare la vita delle persone, e nello stesso tempo per prevenire gli accessi ospedalieri inutili intercettando i bisogni di salute non esclusivamente sanitari. È per testare l’efficacia su questo obiettivo specifico che è stata avviata la collaborazione con FROM – Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, attraverso la misurazione degli indicatori di validità delle prestazioni e le loro ricadute sulla organizzazione sanitaria locale.

 «Il merito di Comunità della Salute è senza dubbio quello di aver saputo costruire un’organizzazione efficiente – e capace di valorizzare le preziose energie del volontariato  attraverso un lavoro di squadra svolto insieme ai sindaci dei comuni in cui è attivo il progetto e in raccordo con ATS e Regione Lombardia, solo per citare gli attori principali – dichiara Francesco Biroli, responsabile dell’area neuroscienze di FROM e fino al 2013 alla guida della neurochirurgia, del dipartimento di neuroscienze dell’Ospedale di Bergamo – Ora Comunità della Salute avvia con FROM un progetto scientifico di raccolta dati con l’obiettivo di misurare i risultati delle proprie azioni: un approccio metodologico rigoroso e scientifico che dimostra, ancora una volta, la qualità del progetto della Comunità della Salute, e che farà emergere indicazioni utili sulla base delle quali orientare o riorientare l’azione di ‘salute della prossimità’ che il coordinamento propone per il territorio. Si tratta di un progetto di ricerca ispirato alle raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che molto insiste sulla raccolta dei dati per rilevare l’efficacia delle azioni in sanità, e che avrà riscontro nel medio periodo. Ci vorranno almeno un paio di anni, infatti, per poter avere le prime evidenze scientifiche basate sui dati che oggi si iniziano a raccogliere».

«Quello al fianco di Comunità della Salute è un impegno che continua – dichiara Armando Santus, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo -, visto che in piena emergenza avevamo già finanziato l’iniziativa “Mai più senza ossigeno”, che ha supportato i medici del territorio mettendo loro a disposizione concentratori di ossigeno per la gestione a domicilio degli ammalati di Covid-19. Negli anni la mission di Fondazione BPB si è evoluta e il nostro impegno si è rivolto anche a sostegno della ricerca scientifica di particolare rilevanza sociale: quella che andiamo a sostenere oggi è un’iniziativa che si inserisce pienamente in questo orizzonte, consentendo a due realtà di eccellenza del territorio bergamasco di unire i propri sforzi a vantaggio dell’intera comunità».